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A partire da un database costruito informatizzando tutta la documentazione relativa a dissesti e riequilibri messa a disposizione dal Ministero dell’Interno, i ricercatori dell’Università Ca’ Foscari Venezia hanno elaborato un’analisi approfondita dell’attuale situazione delle difficoltà finanziarie presenti in moltissimi comuni italiani. Ne emerge che il 2018 ha confermato il trend innescato dalla crisi finanziaria: 75 nuovi casi di Comuni italiani in difficoltà, con 45 procedure di riequilibrio e 30 dissesti. Il “Rapporto Ca’ Foscari sui comuni” è un volume a curato da Marcello Degni, magistrato della Corte dei conti e docente all’Università Ca’ Foscari Venezia, contenente i risultati di un progetto di ricerca diretto dal professor Stefano Campostrini. È alla sua seconda edizione e conferma l’allarme lanciato nelle precedenti fasi dello studio. Nell’ultimo quinquennio (2014-2018) sono ben 273 i comuni che hanno dichiarato difficoltà finanziarie tanto da avviare in 126 casi la procedura di dissesto con una media di 25 nuovi casi all’anno rispetto ai 12 del quinquennio precedente. E sono 225 le amministrazioni che hanno denunciato una situazione di pre-dissesto, talvolta così grave che in ben 78 (35%) si è passati al dissesto nel periodo considerato. I Comuni che hanno attualmente in corso una procedura, comprese quelle aperte prima del 2014, sono 379, al lordo dei (pochi) riequilibri chiusi e dei dissesti antecedenti il 2013 ancora aperti. La soluzione contro il dissesto dei Comuni non è nella semplificazione, ma nella gestione delle diversità L’articolazione regionale mostra una concentrazione territoriale del fenomeno. Se la media italiana è di circa il 10% di comuni che hanno visto nel periodo situazioni di criticità abbiamo regioni (soprattutto al Nord) che non ne hanno nessuno e casi come la Calabria, Campania e Sicilia, che ne hanno più di un terzo. L’andamento è crescente, in termini percentuali, al crescere della popolazione. “È necessario individuare nuovi modelli di governance del territorio, innovazione sociale e partecipazione, nella prospettiva della co-creazione - afferma Stefano Campostrini - Nei comuni le variabili in gioco sono tantissime, anche in piccole realtà, incommensurabilmente più numerose della più complessa realtà aziendale. Non è quindi imbrigliando la complessità che si può governarla, ma riconoscendola e trovando soluzioni necessariamente complesse per indirizzarla verso obiettivi comuni”.