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In dieci mesi (dal 17 marzo 2020 al 25 gennaio 2021), sono state oltre 156mila le operazioni pervenute al Fondo di Garanzia a seguito dei provvedimenti introdotti dai DL “Cura Italia” e “Liquidità” da imprese della regione Veneto. Le richieste da Veneto ammontano ad un importo totale di quasi 15 miliardi e 300 milioni di euro (su di una disponibilità totale nazionale di 133 miliardi) e di queste 87.401, pari al 55,9% (percentuale tra le più basse del Paese e inferiore di oltre 8 punti rispetto alla media italiana attestata al 64,2%) sono quelle fino a 30 mila euro (ex 25mila) a garanzia 100% dello Stato. La regione che ha presentato il maggior numero di richieste è la Lombardia (290.850). Seguono, a distanza il Lazio (177.827) e terza la nostra regione (156.329) con il 9,4% delle operazioni presentate. Risultati questi che provengono dal monitoraggio periodico che l’Ufficio Studi Confartigianato Imprese Veneto ha avviato sui dati del Fondo di Garanzia. Le richieste presentate dalle imprese venete si distinguono in particolare per due aspetti: per l’importo totale richiesto, secondo solo dopo quello della Lombardia, e per la percentuale molto bassa delle domande inferiori ai 30mila euro che risulta essere del 55,9%, con un importo medio pari a 20.585 euro. Sempre con riferimento l’arco temporale dei dieci mesi, sono state presentate al Fondo di Garanzia in media in Italia 274 domande ogni 1.000 imprese: il Veneto, con 325 operazioni ogni mille imprese, si posiziona al 3° posto. «I 15 miliardi richiesti – spiega Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – dimostrano come siano stati messi in campo strumenti di portata straordinaria per consentire l’accesso ai finanziamenti a sostegno della liquidità delle imprese. Dobbiamo però essere consapevoli che questo comporta un innalzamento dell’esposizione debitoria che porterà, in taluni casi, alla saturazione della capacità di restituzione. Nei 2021 per molte imprese sarà quindi molto difficile accedere a nuove risorse. Per questo riteniamo indispensabili due cose. La prima che si intervenga, come previsto dalla Legge di Bilancio, sul processo di valutazione delle imprese in termini di merito creditizio tenendo conto dell’ “effetto Covid-19” sui bilanci relativi al 2020. la seconda che si prevedano nuovi strumenti di incentivazione che vadano a sostenere gli investimenti anche attraverso la concessione di contributi a fondo perduto. L’intervento pubblico consentirebbe alle nostre imprese di poter continuare ad innovare e mantenere la competitività soprattutto nella prospettiva di essere pronte ad intercettare la ripartenza economica, quando ci sarà».