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Ai cinesi piace comprare l’industria europea (e italiana)

13/03/2017
Ai cinesi piace comprare l’industria europea (e italiana)Nel 2016, secondo i dati degli istituti di ricerca Rhodium Group e Mercator Institute for China Studies, gli investimenti in Europa da parte della Cina hanno toccato i 35 miliardi di euro con un aumento del +76% sull’anno precedente. Tant’è che a febbraio i Ministri dell’economia e dell’industria di Germania, Francia e Italia hanno scritto una lettera alla Commissione europea, preoccupati dell’acquisto massiccio di industrie tecnologiche nazionali da parte di soggetti non europei e della mancanza di reciprocità. Gli investimenti europei in Cina non hanno infatti raggiunto nemmeno gli 8 miliardi e sono in calo.

Dalla moda al calcio, le acquisizioni cinesi nel Belpaese

Il primo obiettivo cinese sono state le industrie tedesche, ma a quanto pare anche il manifatturiero Made in Italy è molto ambito, dopo Gran Bretagna e Germania. Alberto Rossi, analista del Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia-Cina, CeSIF, sottolinea che a partire dal 2012 la crescita degli investimenti cinesi in Italia è stata del +30% annuo.

L’esempio più eclatante è stato quello dell’acquisizione di Pirelli da parte di ChinaChem, per oltre 7 miliardi di euro. Ma negli ultimi tempi ci sono state anche Ansaldo Energia, società industriale genovese partecipata per il 40% da Shanghai Electric. O Krizia, storico marchio del made in Italy, acquistata dalla società di moda Shenzhen. Per non parlare poi dell’interesse per il calcio e dei casi di Inter e Milan.

Alla fin fine sono attualmente 435 le imprese italiane che vivono di una partecipazione di soci cinesi, incluso Hong Kong: il giro d’affari è pari a 14,5 miliardi di euro ed interessa un bacino di 26 mila posti di lavoro.

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