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L’Europa deferisce l’Italia per tre questioni ambientali

17/05/2018
L’Europa deferisce l’Italia per tre questioni ambientaliNessuno ‘sconto’ all’Italia dalla Commissione europea e, quindi, triplice deferimento alla Corte di Giustizia europea per il nostro Paese sotto accusa per non aver fatto quanto doveva in altrettante materie di estrema importanza: Xylella fastidiosa, inquinamento urbano e rifiuti radioattivi.
Scendendo nei dettagli, le autorità italiane erano tenute a rispettare pienamente le norme europee in materia di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nell'Ue. C’era quindi l’obbligo di rimozione degli ulivi infettati dalla Xylella fastidiosa: le incertezze, le polemiche e i ritardi dell’Italia hanno portato alla veloce diffusione dalla provincia di Lecce a quelle di Brindisi e Taranto, arrivando oggi pericolosamente alle porte della provincia di Bari. Risultato: un miliardo di euro di danni e dieci milioni di piante infette stimate e il concreto rischio che il diffondersi della malattia proceda se non verranno abbattuti i tempi brevissimi almeno altre 200 mila piante.

Non si sono abbattuti gli ulivi; non si limita il traffico che produce Pm10; mancano i siti per smaltire le scorie radioattive

Altro motivo di deferimento alla Corte di Giustizia europea l’aver violato le norme europee antismog e di averlo fatto in continuazione malgrado si ripetesse il superamento nel nostro Paese dei limiti stabiliti per il particolato Pm10 dall’Unione europea. La procedura di infrazione riferita al particolato Pm10 per l’Italia è partita nel 2014: il piano messo in campo dall’Italia per provvedere ad una normalizzazione per quanto riguarda i livelli di Pm10 è stato considerato troppo lento per Bruxelles.
Infine la Commissione europea ha deferito l’Italia anche per quanto riguarda i rifiuti radioattivi: non siamo stati infatti in grado di assicurare la piena conformità alla direttiva in materia, che prevede un quadro per garantire la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi. Entro il 23 agosto del 2015, gli stati membri avrebbero dovuto rendere noti i programmi nazionali. Cosa che non è stata fatta dall’Italia che non ha ancora deciso quali siano i siti adatti allo smaltimento delle scorie radioattive presenti sul nostro territorio.

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