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L’economia italiana sta rallentando più di quella europea

17/08/2018
L’economia italiana sta rallentando più di quella europeaNell’ultima “Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana” redatta dal “Servizio per l’analisi dei dati e la Ricerca economica, sociale ed ambientale”, l’Istat constata che si sta assistendo ad una decelerazione della crescita economica del nostro Paese. Un rallentamento che interessa un può tutta l’area euro, risultato del contributo negativo della “domanda estera netta”, ma che è per l’Italia ancor più preoccupante per le condizioni generali nel quale si fa sentire.
“La crescita dell’area euro rallenta – scrive l’Istituto di Statistica – ma continua il processo di riduzione della disoccupazione. Anche in Italia prosegue la fase di debolezza dell’attività manifatturiera, accompagnata dal calo degli ordinativi e delle esportazioni, più diffuso nell’area al di fuori della zona euro. Il mercato del lavoro si rafforza, aumenta l’occupazione e simmetricamente si riduce la disoccupazione. L’inflazione torna ad aumentare, mantenendosi comunque su ritmi inferiori a quelli dell’area euro”. L’Istat rileva che l’economia italiana sta registrando un rallentamento rispetto alla prima parte del 2017, crescendo ad un ritmo congiunturale dello 0,3%, mantenendo lo stesso risultato del trimestre precedente. “La lieve decelerazione emersa determina un ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale che scende all’1,4%”.

Il reddito delle famiglie consumatrici rallenta la sua crescita e si riduce la propensione al risparmio

Sono stati, prosegue la rilevazione dell’Istituto di Statistica, un aumento del valore aggiunto raggiunto dai settori dell’agricoltura, silvicoltura, pesca e dei servizi a fronte di un aumento del valore aggiunto dell’industria pressoché nullo a determinare l’incremento congiunturale del PIL, con un contributo positivo, dal lato della domanda, della componente di “richiesta nazionale” e un apporto negativo della domanda estera.
Il reddito delle famiglie consumatrici è cresciuto a un ritmo inferiore di quello dell’ultima parte del 2017, crescendo solo del +0,2% assieme a un aumento dell’inflazione e un aumento dei consumi delle famiglie, nel primo trimestre, del 2018 del +0,8% rispetto alla rilevazione trimestre precedente, dopo oltre un anno, stiamo assistendo a un “calo congiunturale del potere d’acquisto”. Ovvio quindi che la propensione al risparmio si stia riducendo, scendendo, in termini congiunturali di -0,5 punti percentuali, al 7,6% (che è lo stesso valore del secondo trimestre del 2017 e che rappresenta il minimo da fine 2012).

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