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L’annuncio Brexit è costato 19 miliardi alla Gran Bretagna

15/05/2019
L’annuncio Brexit è costato 19 miliardi alla Gran BretagnaTra una settimana appena, la Gran Bretagna voterà (nell’isola alle urne si va tradizionalmente il giovedì e nemmeno sotto questo profilo i britannici si sono adeguati al continente) per eleggere i propri rappresentanti in seno al Parlamento Europeo. Parlamenti che al più presto decadranno in forza di quella Brexit che, accordo o meno, hard o soft che sia, comunque è inevitabile. Secondo gli analisti, la settimana successiva al voto Tory e Labour chiuderanno un accordo per l’uscita: lo faranno valutando l’esito elettorale, le prospettive di governo e il ‘sentiment’ nazionale.
Certo, le recenti elezioni amministrative un segnale più che sufficiente lo hanno già dato con il disastro dei conservatori che hanno pesantemente perso ovunque e che sono accusati di non aver avuto la capacità di gestire l’exit dall’Europa. Parallelamente l’elettorato si è mostrato più radicalizzato dallo scontro tra chi vuole l’uscita subito e senza accordo e chi invece continua a sostenere l’utilità di restare nell’Unione Europea. Sicuro è che dopo le elezioni Teresa May dovrà lasciare e il voto di fatto indicherà da che parte far pendere la bilancia futura tra i possibili successori: nel partito di maggioranza infatti si stanno confrontando da settimane le posizioni più radicali e quelle più favorevoli ad una mediazione.

Gli analisti fanno una comparazione tra Gran Bretagna e Italia: l’incertezza politica è una condanna

Intanto però, come avrebbe detto Totò: “… e io pago!”. Stando all’analisi fatta dal CER, il Centre for European Reform, a dicembre 2018 il costo della preannunciata Brexit è stato pari a 19 miliardi di sterline, cioè una mancata crescita economica del -2,5%.
Tutto per colpa dell’incertezza politica che ha portato ad una frenata dei consumi, ad una diminuzione degli investimenti delle aziende britanniche e, soprattutto, da parte delle aziende straniere che hanno dirottato le proprie attenzioni su altri Paesi comunitari, in primis Irlanda e Paesi Bassi. E l’analisi di John Springford, vice direttore del Cer, è impietosa: «Il Regno Unito rischia di fare la stessa fine dell’Italia: negli anni Ottanta era uno dei Paesi europei più prosperi ma poi ha subito un declino economico perché la paralisi politica lo ha reso una nazione in cui è impossibile fare delle riforme».

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