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Non è ancora finita la storia del ‘dieselgate’: secondo il settimanale Der Spiegel, le Case tedesche sarebbero protagoniste di un colossale cartello per regolare e uniformare i propri comportamenti a proposito delle emissioni inquinanti. A far parte di questo cartello sarebbero Volkswagen, Audi, Porsche, BMW e Daimler-Mercedes, mentre ne sarebbero escluse Opel, ex General Motors ed oggi acquista da PSA, e Ford, americana ma con una importante presenza in Germania con fabbriche e centri di sviluppo. L’azione di cartello sarebbe iniziata ancora negli Anni 90, le riunioni dei gruppi di lavoro sarebbero state una sessantina, con la partecipazione di oltre 200 tecnici. Uno dei temi discussi sarebbero state, fin dal 2006, le misure dei serbatoi dell’additivo utile per ridurre le emissioni di NOx dai motori diesel. Qualche giorno fa, la stampa quotidiana aveva diffuso una serie di notizie secondo cui Daimler, cioè il gruppo della Mercedes, avrebbe ammesso questa attività di cartello con BMW, Volkswagen, Porsche e Audi. La reazione di BMW è un atto d’accusa nei confronti degli altri partner del ‘cartello’ Una ulteriore conferma giunge oggi dalla reazione di BMW che avrebbe interrotto i colloqui con il gruppo Daimler e il management della casa bavarese sarebbe intenzionato a mettere in discussione il lavoro comune con la Mercedes. E l’ammissione della Daimler ha certamente creato problemi anche agli altri costruttori, mettendo in forse il proseguimento del confronto per lo sviluppo di nuovi prodotti. Mercedes e BMW lavorano assieme da parecchio tempo e attualmente partecipavano alla progettazione e messa a punto di una rete di ricarica da insediare sulle arterie autostradali entro il 2020. Pare per il momento che questo progetto di installazione di postazioni per la ricarica di auto a emissioni zero, che coinvolge anche Volkswagen e la Ford Europa, non sia in discussione e dovrebbe proseguire.