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Un accordo è stato raggiunto dai negoziatori del Comitato per l’occupazione e dai Ministri dell’UE per coordinare i sistemi nazionali di sicurezza sociale così da garantire l’accesso alla sicurezza sociale per i lavoratori che si sono trasferiti da uno ad un altro Paese dell’UE. Le nuove norme intendono agevolare la mobilità della manodopera nella UE, salvaguardando nel contempo i diritti sociali dei lavoratori in situazioni transfrontaliere così che siano loro versati i contributi e garantiti i benefici in base al sistema del Paese nel quale sono assicurati. Le nuove disposizioni promuovono la cooperazione tra gli Stati membri, in modo che le informazioni necessarie siano prontamente condivise per proteggere l’accesso dei lavoratori alla sicurezza sociale e identificare eventuali errori o frodi. I negoziatori hanno anche confermato la posizione del Parlamento secondo la quale una persona assicurata può mantenere l’indennità di disoccupazione per sei mesi dopo aver lasciato uno Stato membro. Garanzie saranno assicurate anche per chi rinuncia al lavoro per dedicarsi alla cura dei figli In forza dell’accordo raggiunto, i periodi di assicurazione maturati altrove dovrebbero accumularsi e disposizioni speciali dovrebbero essere applicate ai lavoratori frontalieri e transfrontalieri, che potranno beneficiare delle indennità di disoccupazione, dopo aver completato almeno sei mesi di lavoro ininterrotto. I negoziatori hanno inoltre convenuto che le prestazioni familiari in denaro, destinate a sostituire il reddito quando una persona rinuncia al lavoro per crescere un figlio, dovrebbero essere distinte dalle altre prestazioni familiari e valgono come vantaggio personale per il genitore interessato. Nei casi in cui le prestazioni familiari in un luogo di residenza e in un luogo di assicurazione si sovrappongano, gli Stati membri dovrebbero essere in grado di consentire alla stessa persona di mantenere entrambi, mentre altre prestazioni familiari sovrapposte dello stesso tipo sarebbero sospese. Il testo concordato informalmente dovrà essere confermato dal voto del Parlamento in plenaria prima della fine dell’attuale legislatura.