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Conti cifrati in Svizzera per un’immobiliare veronese

31/03/2011
Conti cifrati in Svizzera per un’immobiliare veroneseBilanci truccati con costi inesistenti per 7,5 milioni di euro. Un’immobiliare di Verona depositava, con la complicità di un consulente, gli utili non dichiarati al Fisco in società di comodo residenti in paesi europei a fiscalità privilegiata. L’85% delle somme non dichiarate veniva poi riversato, in parti uguali, su conti cifrati intestati a tre soci. Ma l’Agenzia delle Entrate di Verona ha scoperto il disegno e i soci hanno aderito alle contestazioni versando nelle casse dell’Erario 3,4 milioni di euro.

Costi indeducibili e contratti aleatori – L’immobiliare stipulava diversi contratti di associazione in partecipazione o management risk con alcune società costituite dal consulente italiano ubicate in Lussemburgo e in Liechtenstein. Le società estere si assumevano il rischio di impresa nelle attività gestite dall’immobiliare senza alcun apporto di capitale, ricevendo in cambio l’85% della partecipazione agli utili futuri. I tre soci non facevano figurare perdite negli esercizi di riferimento della loro immobiliare, per trasferire poi all’estero cospicua parte dell’utile prodotto in Italia.

Il “nero” risultava dall’indebita deduzione di componenti negativi (costi) fittizi dal reddito d’impresa in quanto risultanti da contratti simulati.

Conti esteri cifrati – Con diverse transazioni finanziarie l’immobiliare veronese ha fatto pervenire nei conti delle società estere 7,5 milioni di euro.

Stessa dinamica anche per le operazioni successive. Il consulente emetteva tre bonifici di pari importo che confluivano in altrettanti conti cifrati in Svizzera intestati a ciascuno dei tre soci.

In questo gioco di trasferimenti delle somme non contabilizzate dall’immobiliare italiana alle società del Lussemburgo e del Liechtenstein e dei successivi riversamenti nei conti cifrati svizzeri dei tre soci si perdeva un 20% circa del nero che spettava al consulente.

Quadro probatorio evidente – La direzione provinciale delle Entrate di Verona, grazie al lavoro investigativo della Guardia di Finanza, ha ricalcolato la base imponibile dell’immobiliare, incrementandola di 7,5 milioni di euro. I tre soci hanno accettato integralmente i rilievi contestati dagli ispettori del Fisco e, dopo soli 22 giorni dalla contestazione dell’ufficio, hanno versato 3,4 milioni di euro cash ai fini Ires ed Irap chiudendo, per lo meno, la partita con il Fisco, ma lasciando aperta quella con l’Autorità giudiziaria.

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