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Energie rinnovabili

31/03/2011
Energie rinnovabili“Se il vero obiettivo dello stop agli incentivi alle energie rinnovabili è quello di razionalizzare e risparmiare risorse pubbliche allora bisognerebbe ripensare anche gli sconti d’imposta su energia elettrica e carburanti di cui godono alcuni settori in Italia e che comportano 3.315 milioni l’anno di minor gettito nelle casse dello Stato”.

E’ l’opinione di Giuseppe Sbalchiero, Presidente della Confartigianato del Veneto che spiega: “A questo proposito, l’Ufficio studi di Confartigianato ha analizzato voce per voce le 29 agevolazioni in vigore in materia di accise su energia e carburanti. La classifica che ne emerge vede in testa il trasporto aereo con 1.614 milioni di “sconti” sulle accise dei carburanti. Segue l’agricoltura, con un'esenzione di 817 milioni di euro sulle imposte dei carburanti, mentre il settore del trasporto marittimo può contare su 492 milioni di sconti. Quarto posto per le industrie con consumi di energia superiori a 1.200.000 KWh/mese che non pagano accise sull’energia per 241 milioni l’anno”.

“Gli incentivi a fonti rinnovabili come il fotovoltaico –prosegue il Presidente- a conti fatti costano ai cittadini molto meno di altre forme di finanziamento in campo energetico ed aiutano pure l’ambiente. Nel 2010 il fotovoltaico è stato finanziato con 826 milioni, vale a dire con un quinto delle somme prelevate dalle bollette elettriche degli italiani attraverso la componente A3. Ma gli incentivi alle rinnovabili hanno fatto nascere 85.000 imprese e 150.000 posti di lavoro, a differenza di altre forme di agevolazione ben più costose, che di fatto sono meri sussidi che non generano ne’ sviluppo economico ne’ occupazione”.

“Il dibattito sugli incentivi alle energie rinnovabili – conclude Sbalchiero- non deve far dimenticare gli squilibri esistenti nella tassazione sull’energia. Se davvero si vuol rendere equo e trasparente il mercato, è indispensabile correggere anche i meccanismi di prelievo fiscale, eliminando le distorsioni che finora hanno penalizzato le piccole aziende. Le imprese che consumano fino a 1.200.000 KWh/mese pagano per intero l’accisa sull’imposta erariale e quelli che consumano fino 200.000 kWh/mese (nella stragrande maggioranza artigiane) pagano tutta l’addizionale provinciale sull’energia che per altro ricordo essere in Veneto al massimo (11,36 euro ogni 1.000 kWh) in 5 provincie su 7. “Virtuose” solo Padova (9,3€) e Verona (10,33 €). Questi due tributi contribuiscono a far lievitare al 16,4% la pressione fiscale sul prezzo dell’energia elettrica pagato dalle Pmi.

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