Campionato Mondiale di Rugby Under 20
Al lancio ufficiale della manifestazione erano presenti i massimi dirigenti del rugby mondiale: il presidente dell’International Board, Bernard Lapasset, il presidente della FIR, Giancarlo Dondi e il Presidente FIRA-AER, Jean-Claude Baqué. Insieme a loro, oltre al presidente degli industriali trevigiani, Alessandro Vardanega, ha partecipato, in rappresentanza del presidente Luca Zaia, l’assessore regionale Roberto Ciambetti.
Lapasset, Dondi e Baqué hanno espresso grande soddisfazione per la scelta del Veneto quale sede del torneo, sottolineando la forte vocazione di questa terra per lo sport e per l’accoglienza.
L’assessore Ciambetti, dopo aver ricordato il grande contributo veneto, in particolare quello del “triangolo d’oro” Treviso-Padova-Rovigo, alla storia e alla crescita del rugby in Italia, ha evidenziato una curiosa coincidenza: “Oggi è il compleanno di Andrea Masi, il miglior giocatore dell’ultimo ‘Sei Nazioni’ e il primo azzurro nella storia del torneo a ricevere tale riconoscimento. Insomma, un esempio per chi pratica questo sport. Facciamo i nostri auguri – ha aggiunto Ciambetti – non solo al grande campione aquilano ma all’intero movimento rugbistico e soprattutto a quello giovanile, ai veri protagonisti di questo atteso appuntamento nella nostra regione. Il rugby, che un numero sempre più grande di italiani sta imparando a seguire e ad amare, svolge un’importante funzione educativa e rappresenta un modello di comportamento e di lealtà in campo e sugli spalti”.
“Per i giovani – ha concluso Ciambetti – la palla ovale è metafora di vita: bisogna saper correre in avanti ma guardandosi indietro per lanciare la palla, bisogna saper schivare placcaggi e colpi duri, bisogna saper far fronte comune, giocare di squadra, per superare le avversità. E’ uno sport in cui c’è sempre la consapevolezza che non si gioca contro un avversario ma con un avversario. Diceva una grande sportiva veneta, Gabriella Dorio, che lo sport deve insegnare a dare il meglio di sé e credo che il primo passo sia proprio il rispetto dell’avversario, un rispetto che il rugby ha scritto nel suo Dna e che non vuol dire certo tirarsi indietro”.