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Imprese artigiane edili: ancora irrisolta questione CIG

12/04/2011
A quasi un anno di distanza dall’interpello curato dal Ministero del lavoro per l’estensione della cassa integrazione straordinaria alle imprese edili e dopo la presa di coscienza del problema anche da parte di tutte le sigle datoriali e sindacali firmatarie del CCNL nel rinnovo del dicembre 2010, ci troviamo ancora in una situazione paradossale!

In questo momento nel quale le buone condizioni climatiche dovrebbero far ripartire i cantieri rimasti “fermi” per l’inverno, ci ritroviamo ancora avvolti da una crisi del settore edilizia che non farà vedere la bella stagione a molte delle aziende artigiane.

Queste, al termine delle prime 13 settimane di cassa integrazione, non avendo nessuna ripresa lavorativa e nell’impossibilità di prorogarla per mancanza lavoro si vedranno costrette a licenziare i dipendenti o a proseguire l’attività senza di loro.

Sino al 31 dicembre 2011 si ovvierà al problema ricorrendo allo strumento straordinario della CIG in deroga che , grazie all’azione di Confartigianato, è eccezionalmente estesa anche ai dipendenti del settore edile. Si tratta di uno strumento eccezionale senza orizzonte di stabilità dal 01 gennaio 2012 e che per essere attivato prevede delle procedure burocratiche alquanto complesse tollerabili per quelle aziende che non versano i contributi per gli ammortizzatori sociali ma del tutto insostenibili e incomprensibili per chi li versa, come gli artigiani edili.

Per assurdo un’azienda edile industriale che versa all’INPS gli stessi contributi sulle paghe dei propri dipendenti al pari di un’azienda artigiana, può usufruire della cassa integrazione per mancanza lavoro per 52 settimane consecutive.

Le leggi, spesso stese in modo oscuro ed equivoco al pari delle relative circolari esplicative, discriminano gli imprenditori e loro dipendenti in soggetti di serie A e serie B.

L’interpretazione della legge del 1975 sulla cassa integrazione del settore edile consente solo alle imprese edili industriali di beneficiare del più recente e favorevole regime di proroghe che di fatto permette loro di tenere i propri dipendenti a casa anche per un intero anno continuativo.

Le aziende artigiane edili rimangono invece tuttora ancorate alla vecchia lettura per la quale possono usare periodi fino a tre mesi continuativi per superare l’assenza di cantieri nei quali lavorare e che per arrivare all’anno di utilizzo della cassa devono inserire, prima di fare una nuova domanda di tre mesi, congrui periodi di effettiva ripresa lavorativa, di difficile reperibilità in un momento di grave crisi come l’attuale.

Mario Pozza, presidente Confartigianato Marca Trevigiana

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