CIGO in Edilizia: appello al ministro Sacconi
A nulla sono valsi i diversi interventi effettuati nel corso del 2010, facendo montare sempre più la rabbia. Giustamente e prontamente interpretata dalla denuncia recente del Presidente della Confartigianato di Treviso Mario Pozza.
Diamo atto al Governo di essere intervenuto con tempestività sulle questioni inerenti gli ammortizzatori sociali, come abbiamo notato fin dall’inizio della crisi, ma questa svista appare francamente inconcepibile. Molto di più se pensiamo che siamo alle porte di una grande riforma degli ammortizzatori sociali che potrà vedere anche novità per il settore artigiano. E’ impensabile che una fetta importante di artigianato (le aziende edili rappresentano un terzo delle 144mila imprese iscritte all’albo delle imprese artigiane) rimanga, in maniera artificiale e senza alcuna giustificazione -né sul piano della logica né su quello del diritto- così subalterna con pesi iniqui senza ricavarne benefici.
Se questo è il progetto delle burocrazie ministeriali e di quelle sindacali, allora dovremo pensare che l’edilizia artigiana debba avere una propria collocazione all’interno degli ammortizzatori sociali destinati all’artigianato e non all’interno di fondi misti che servono solo ad alimentare e sostenere le crisi degli altri, senza riuscire a provvedere alle proprie.
Per questo chiediamo con forza al Ministro del Lavoro On. Maurizio Sacconi, sempre attento alle problematiche poste dal Veneto ed i cui interventi si sono rivelati importanti a favorire la crescita della bilateralità, di prendersi cura anche questa ingiusta discriminazione fatta verso le nostre imprese che, nel periodo peggiore della loro storia, stanno diventando la vittima sacrificale. Lo dimostra anche un'altra distorsione, il proliferare di circolari, norme e normette che pongono sempre più restrizioni nell’applicazione del CCNL. E questo avviene attraverso comitati nazionali che dettano regole alle stesse parti sociali firmatarie. In particolare sotto i riflettori è il paventato abuso dell’utilizzo nel settore del part-time, istituto che in Europa è considerato importante per lo sviluppo dell’occupazione e che nel settore edile viene considerato un mezzo per evadere i contributi INPS: lo stesso concetto che l’estrema sinistra negli anno ‘80 utilizzava contro le prime normative sul tempo parziale. Pare che una cappa di piombo sia scesa sulla testa delle imprese costringendole a mille peripezie prima di assumere un lavoratore con questo istituto.
Con l’effetto che molte imprese non appaiono in regola a fronte di visite ispettive, pur risultando il rapporto di lavoro assolutamente regolare sotto il profilo dell’orario svolto.
Certamente vanno colpiti gli eventuali abusi e non è certo la nostra associazione che sostiene la libertà di evasione contributiva. Ciò che francamente stride è la scarsa capacità di fare chiarezza sull’interpretazione delle norme che porta le imprese ad errori sul piano formale. Avevamo chiesto un tavolo veneto con i sindacati locali per una verifica della situazione ma la loro disponibilità si è infranta a seguito del “niet” del Sindacato nazionale.
Care burocrazie sindacali romane, datevi una mossa se credete ancora al ruolo del contratto nazionale. Con il vostro comportamento fate pensare a tutti di essere in una torre d’avorio lontane dai problemi quotidiani. Sperando che non sia troppo tardi quando vi sveglierete…………..
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