Partono le prime norme operative della UE sulla immigrazione
Sono tre i documenti appena approvati. Il primo è una modifica del regolamento sui visti. L'attuale sistema comunitario non consente di intervenire in tempi rapidi: le procedure previste per introdurre l'esenzione o l'introduzione di obblighi di visto possono anche durare anni. La proposta odierna prevede la reintroduzione, in circostanze eccezionali da definire in comune accordo tra gli Stati UE, dell'obbligo di visto per i cittadini di un paese terzo. L'obiettivo è quello di introdurre uno strumento per arginare possibili conseguenze negative legate alla liberalizzazione dei visti e, in particolare, all'immigrazione irregolare. Le modifiche proposte aumenteranno la fiducia degli Stati dell'UE nella gestione comune e nella liberalizzazione dei visti. La questione dei visti riguarda soprattutto i Paesi della regione balcanica che non sono nell'UE (nell'ex Jugoslavia, ma anche l'Albania): da qualche mese i cittadini di quasi tutti questi Paesi possono entrare nell'UE senza visti. In particolare, la sospensione degli accordi con Paesi terzi potrà intervenire se il numero di immigranti irregolari, o il numero di richieste di asilo, o le richieste respinte aumentassero del 50% in sei mesi.
Altro aspetto importante, le relazioni con i Paesi della riva sud del Mediterraneo: senza la loro collaborazione, non sarà possibile per l'Europa arginare le conseguenze negative dei fenomeni migratori, o contrastare delitti come la tratta degli esseri umani. Il dialogo con i Paesi del Nord Africa tocca tutti gli aspetti legati alla migrazione nel quadro delle future relazioni dell'UE con la regione. Gli accordi riguarderanno la mobilità regolare tra l'UE e i paesi del Nord Africa, e l'afflusso in Europa della manodopera necessaria all'economia europea. I Paesi mediterranei dovranno adottare tutte le misure necessarie per prevenire l'immigrazione irregolare e consentire il rientro dei loro cittadini che non hanno il permesso di rimanere in Europa. La Commissione ha già iniziato a lavorare con la Tunisia e l'Egitto nelle ultime settimane.
L'UE è pronta a intensificare il sostegno allo sviluppo dei Paesi del Mediterraneo. I cardini di questa collaborazione sono: un approccio differenziato con ciascun paese, la condizionalità per la concessione degli aiuti in cambio del rispetto (ferreo) delle regole stabilite in comune. I fondi stanziati dall'UE aumentano sensibilmente: si passa dai 5,7 miliardi di euro già in bilancio di qui al 2013, a circa 7 miliardi. Gli obiettivi sono aiutare i paesi a fare un uso migliore della forza lavoro, per esempio, fornendo assistenza per lo sviluppo di programmi di assunzione, riconoscendo i titoli di studio o assistendo i migranti rimpatriati che vogliono dare un contributo al loro paese. Questo permetterà ai Paesi dell'UE di soddisfare la scarsità di risorse per il loro mercato del lavoro.
Completa il quadro la Relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo 2010, che evidenzia i principali sviluppi a livello comunitario e nazionale in materia di migrazione. La relazione contiene raccomandazioni politiche sul rafforzamento del controllo delle frontiere, la prevenzione dei flussi migratori irregolari, la facilitazione della migrazione legale, lo sviluppo di un sistema europeo comune di asilo, l'integrazione dei cittadini di paesi terzi, e lo sviluppo della dimensione esterna della politica migratoria dell'UE.
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