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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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L'Italia deve investire di più in innovazione

15/06/2011
L'Italia nel 2009 ha investito soltanto l'1,27% del PIL in ricerca e sviluppo, in leggero aumento rispetto al passato (nel 2000 il dato era dell'1,05%) ma ben lontano dall'obiettivo del 3% concordato a livello europeo e superato da alcuni Paesi UE dell'area settentrionale. È questo il principale dato che emerge dalla relazione annuale sull'innovazione, appena presentata dalla Commissione europea (http://ec.europa.eu/iuc2011).

La media a livello UE sui finanziamenti alla ricerca è dell'1,9%, un livello ancora basso a causa da scarsa partecipazione del settore privato. In Italia l'investimento del settore produttivo è soltanto dello 0,64% del PIL, rispetto alla media europea dell'1,23%. Per questo il nostro Paese viene considerato un "innovatore moderato" dall'UE, e inserito nel terzo gruppo di Paesi (su quattro). Soltanto l'11,6% della popolazione italiana ha un diploma universitario, la metà rispetto alla media europea che sfiora il 23%, mentre il numero di ricercatori è nettamente più basso in Italia (3,38% della popolazione) che in Europa (6,3%), e il numero di quanti vanno all'estero è molto superiore di quello degli stranieri che vengono in Italia.

Neppure i dati sulla partecipazione italiana al 7° programma quadro europeo per la ricerca sono più confortanti: il nostro Paese è terzo per numero di progetti presentati, ma 22° in termini di percentuale di successo sul numero di progetti, e 14° sulla dimensione di importo ottenuto. Il 15% delle piccole e medie imprese italiane che presentano progetti riescono a partecipare alle iniziative del programma, rispetto a una media europea del 20%.

Ma è tutta l’Europa ad avere bisogno di investire di più e in maniera “più intelligente” in ricerca e sviluppo, sia nel settore pubblico che in quello privato, per stimolare la crescita e combattere la crisi. L'innovazione, in particolare, deve servire a rafforzare la tutela dei marchi e dei brevetti, e bisogna adattare i sistemi educativi alle esigenze dell’innovazione aziendale e incoraggiare maggiormente le PMI innovative in rapida crescita.

La Commissaria per la ricerca, l’innovazione e la scienza Máire Geoghegan-Quinn ha così commentato: “La relazione sottolinea quanto lungo, impegnativo e accidentato sia il cammino dell’Unione dell’innovazione, ma conferma la correttezza delle scelte politiche concordate dall’UE per percorrerlo fino in fondo. L’attuazione dell’Unione dell’innovazione sia a livello europeo che nazionale costituisce un “must” economico, tanto importante per la crescita sostenibile quanto mettere ordine nelle finanze pubbliche”.

L’iniziativa faro “L’Unione dell’innovazione”, impegna l’UE e gli Stati a creare un contesto favorevole per rendere l’ambiente economico più aperto all’innovazione, agevolare l’accesso ai finanziamenti privati, completare lo Spazio europeo della ricerca e affrontare le grandi sfide della società. Ogni due anni, la relazione europea sull’innovazione fornisce dati sui principali elementi di un sistema di ricerca e innovazione efficiente.

Esiste inoltre un divario sempre più grande fra l’UE e i suoi concorrenti a livello mondiale: la crisi economica ha inferto un duro colpo agli investimenti nel settore, ma tuttavia molti paesi europei stanno mantenendo o aumentando i loro livelli di finanziamento pubblico nell’ambito di iniziative anticicliche. Pur mantenendo un ruolo di primo piano in termini di produzione di conoscenze e di eccellenza scientifica, l’Europa sta perdendo terreno per quanto riguarda l’applicazione dei risultati della ricerca. Per questo è urgente dare vita ad uno Spazio europeo della ricerca, come suggerito dalla Commissione.

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