Comm.ne europea: sì a diritti di indagati a livello europeo
Il Trattato, e in particolare la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, garantiscono il diritto a un equo processo e i diritti della difesa per i cittadini, così come la Convenzione europea sui diritti umani (CEDU) che garantisce il diritto a comunicare con persone scelte dall'indagato, come un familiare, il datore di lavoro, o un conoscente.
Tuttavia, le condizioni in base alle quali gli indagati possono consultare un avvocato differiscono a seconda dei singoli Stati. Le regole differiscono anche sul diritto degli indagati a informare dell’arresto un familiare o il datore di lavoro. È possibile che tale diritto non sia riconosciuto sistematicamente, o che sia concesso solo in una fase avanzata del procedimento oppure è possibile che l’indagato non venga informato che la sua famiglia è stata contattata.
L'8 giugno scorso la Commissione europea ha proposto che a tutti gli indagati – in qualunque paese dell’Unione europea – sia garantito il diritto di essere assistiti da un avvocato sin dal momento in cui vengono arrestati dalla polizia fino alla conclusione del processo. Inoltre, gli indagati potranno parlare con un familiare o con il datore di lavoro e informarli dell’arresto. Se si trovano all’estero avranno il diritto di contattare il proprio consolato.
Il diritto di aver accesso ad un difensore rappresenta la terza direttiva di una serie di proposte che mirano a garantire i diritti minimi a un equo processo ovunque nell’Unione europea. Gli altri diritti sono il diritto alla traduzione e all’interpretazione e il diritto di informazione nei procedimenti penali. Questi provvedimenti mirano a istituire diritti chiari in tutta l’UE e a tutelare i diritti fondamentali delle persone a un processo equo e ai diritti della difesa. Queste proposte realizzano di fatto lo Spazio europeo della giustizia, per il quale da tempo opera la Commissione europea.
"Il diritto a un equo processo è essenziale affinché i cittadini abbiano fiducia nel sistema giudiziario," ha dichiarato la Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia. "In caso di arresto, occorre garantire ai cittadini il diritto di essere assistiti da un avvocato in qualsiasi paese dell’Unione europea. Nel caso in cui si trovino agli arresti in un paese straniero, devono poter essere assistiti dal loro consolato o dalla loro ambasciata. Il provvedimento adottato oggi rafforzerà la fiducia reciproca tra i nostri sistemi giudiziari, garantendo che gli indagati beneficino dello stesso trattamento grazie a norme minime identiche in tutta l’Unione europea."
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