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Il Silenzio di Pelesjan

27/08/2011
Evento straordinario nell’ambito di Orizzonti, la sezione più colta e raffinata che la mostra dedica all’esplorazione del contemporaneo, è il film su Artavazd Pelesjan di Pietro Marcello, il giovane regista casertano che già presentò a Venezia nel 2007 il documentario “Il Passaggio della Linea”, vincendo il premio Pasinetti Doc e la Menzione speciale Doc. Quest’anno ha vinto il Nastro d’Argento ed il David di Donatello con “La Bocca del Lupo” dove racconta poeticamente l’amore tra due ex detenuti, un emigrato ed un travestito. Non stupisce che Marcello, affascinato dal potere dell’inquadratura e dalla sovversione del montaggio, si sia accostato all’opera di un maestro del cinema nonfiction come l’armeno Pelesjan, ancora poco noto alla maggioranza del pubblico italiano. Infatti l’autore di “Il Nostro Secolo” e “Homo Sapiens” è considerato il creatore del montaggio a distanza, la cui teoria si basa non sull’accostamento dei piani ma sulla loro distanza, dove la ripetitività crea le emozioni “a tappe”. Per dirla con le sue parole “come quando si osserva una esplosione atomica quadro per quadro, una progressione che cresce e si evolve fino al culmine”. Distingue Pelesjan tra il tempo dello spettatore ed il tempo del film. Il corpo è legato a questa durata ma il pensiero ed il cinema possiedono la magia per eluderla: una versione della realtà fuori dalla realtà. Il suo cinema è fondamentalmente senza attori e senza parole (ecco “il silenzio” nel film di Marcello). C’è una soglia aldilà della quale le parole non sono sufficienti. Il suo è un cinema d’intuizione ed emozione. E l’emozione secondo Pelesjan è il dominio comune che lega l’umanità, divisa altresì dalle differenti lingue. Il suono può prendere il posto dell’immagine ed arrivare a fondersi in essa, ma non deve essere un’illustrazione sonora. Quindi la musica nel suo cinema non può che essere parte integrante anche se non determinante, assieme ai suoni dal vivo, scelta addirittura prima di scrivere la sceneggiatura ma non prima di averla immaginata. Non facile da descrivere con le parole, ma dopo i primi minuti di visione le teorie diventano condivisione incredibilmente poetica

Mariateresa Crisigiovanni

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