Area Schengen: meno libertà a Stati di chiudere frontiere
Le proposte introducono un meccanismo di valutazione e monitoraggio a livello europeo più solido, e un meccanismo decisionale europeo più strutturato, che possa permettere il ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere interne in caso di minaccia grave per l'ordine pubblico e la sicurezza interna. Viene limitata la facoltà dei singoli Paesi di chiudere le proprie frontiere.
"Con queste proposte tuteliamo il futuro dello spazio Schengen. È nostro dovere assicurare una governance per Schengen salda e basata su regole chiare e trasparenti che vadano nel senso di una maggiore efficienza del sistema, anche di fronte a sfide future o a eventi imprevedibili. Rafforzando la dimensione europea intendiamo proteggere una delle conquiste più care dell'Unione europea: la libera circolazione dei suoi cittadini", ha dichiarato Cecilia Malmström, Commissaria per gli Affari interni.
L'attuale sistema, fondato su un meccanismo intergovernativo di valutazione tra gli Stati, che possono, in circostanze eccezionali, decidere di ripristinare i controlli alle frontiere interne, si è dimostrato inefficiente. Gli strumenti per monitorare i punti deboli della gestione dell'area Schengen sono insufficienti, e porre rimedio alle falle è complicato.
Le regole attuali permettono di viaggiare per 25 paesi europei senza passaporto. Gli Stati possono ripristinare i controlli alle frontiere interne, in via eccezionale e temporanea, in caso di minaccia grave per l'ordine pubblico o la sicurezza interna. La Commissione è però convinta che tale facoltà, che ha ripercussioni su tutto lo spazio Schengen, debba essere gestita a livello europeo con trasparenza, coerenza ed efficienza.
La decisione di ripristinare i controlli alle frontiere interne per eventi prevedibili (come grandi manifestazioni sportive o importanti riunioni politiche) andrebbe presa a livello europeo e dovrà essere motivata dalla necessità di contrastare una minaccia grave per l'ordine pubblico e la sicurezza interna. In linea generale, si potrebbero allora autorizzare i controlli lungo frontiere designate, per un periodo rinnovabile di 30 giorni. Per la verifica dell'applicazione di Schengen potranno essere predisposte, con o senza preavviso, visite di monitoraggio in un dato Stato UE, fatte da squadre guidate dalla Commissione, insieme a esperti di altri Stati e dell'agenzia di controllo delle frontiere comuni Frontex.
Gli Stati dell'Unione potranno ancora decidere unilateralmente di ripristinare i controlli in situazioni impreviste di emergenza che esigono un intervento immediato, ma solo per un periodo non superiore a 5 giorni, oltre il quale sarà necessaria una decisione dell'Unione per eventuali proroghe. In caso di carenze gravi nell'applicare le norme Schengen (quando uno Stato, ad esempio, viene meno all'obbligo di proteggere una sezione delle frontiere esterne dell'UE), sarà possibile disporre misure di sostegno, tecnico e finanziario in particolare, a carico della Commissione, degli Stati UE, di Frontex o altri organismi come Europol e l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO). Se, nonostante le misure di sostegno, le carenze gravi persistono, allora si potrà decidere di autorizzare il ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere interne.