"Rinnovamento europeo": intervento del Presidente Barroso
pronunciato mercoledì 28 settembre 2011, all'Assemblea plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo dal Presidente José Manuel Durão Barroso.
Signor Presidente,
Onorevoli parlamentari,
Signor Ministro,
La nostra analisi dello stato dell'Unione deve essere onesta e assolutamente chiara.
Ritengo che questa sia la più grande sfida della storia della nostra Unione.
È una crisi finanziaria, economica e sociale, ma anche una crisi di fiducia nei nostri
leader in genere, nella stessa Europa e nella nostra capacità di trovare soluzioni.
L’origine della crisi è chiara: l’Europa non ha colto la sfida della competitività. Alcuni
Stati membri hanno ceduto alla tentazione di vivere al di là dei propri mezzi e sui
mercati finanziari vi sono stati comportamenti irresponsabili e inammissibili.
Abbiamo lasciato che si accentuassero gli squilibri tra i nostri Stati membri,
soprattutto nell'area dell'euro.
Questi problemi sono stati aggravati dagli sconvolgimenti dell’ordinamento mondiale
e dalle pressioni esercitate dalla globalizzazione.
Ne consegue che le nostre società sono profondamente preoccupate. Molti cittadini
europei paventano il futuro. È fortissimo il rischio di chiusure nazionali o addirittura
nazionalistiche.
Le reazioni populiste stanno mettendo in discussione le principali conquiste
dell’Unione: l’euro, il mercato unico e persino la libera circolazione delle persone.
Ritengo di poter affermare che ora come ora la crisi del debito sovrano è anzitutto
una crisi di fiducia politica. I nostri cittadini, ma anche il mondo esterno, ci
osservano e si interrogano. Siamo una vera Unione? Abbiamo realmente la volontà
di sostenere la moneta unica?
Gli Stati membri più vulnerabili sono veramente decisi ad attuare le riforme
necessarie?
Gli Stati membri più prosperi sono realmente disposti a dar prova di solidarietà?
L’Europa è veramente in grado di rilanciare la crescita e di creare occupazione?
Oggi vi dico:
la situazione è grave, certo, ma vi sono soluzioni alla crisi.
Esiste un futuro per l’Europa se facciamo rinascere la fiducia, e per questo ci
servono stabilità e crescita, ma anche volontà e leadership politica.
Insieme, dobbiamo proporre ai nostri cittadini un rinnovamento europeo.
Dobbiamo tradurre nei fatti quanto affermato nella dichiarazione sottoscritta a
Berlino dalla Commissione, dal Parlamento e dal Consiglio europeo in occasione
del cinquantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma: «Wir leben heute
miteinander, wie es nie zuvor möglich war. Wir Bürgerinnen und Bürger der
Europäischen Union sind zu unserem Glück vereint.» “Oggi viviamo assieme come
mai è stato possibile in passato. Noi cittadini dell’Unione europea siamo, per nostra
fortuna, uniti.” È una dichiarazione, e le parole contano. Questa volontà deve
tradursi in un coraggio quotidiano.
Possiamo farcela con le nostre istituzioni, non contro di esse.
Come sappiamo, alcuni insistono che occorre stabilità, altri che serve crescita.
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Io dico che sono necessarie entrambe.
Alcuni auspicano disciplina altri solidarietà.
Sono necessarie entrambe.
Non è più tempo di soluzioni momentanee e parziali. Dobbiamo dar prova di
determinazione per trovare soluzioni globali e di una maggiore ambizione per
l'Europa.
Credo veramente che siamo giunti a una svolta decisiva della nostra storia, in cui
dobbiamo assolutamente progredire in termini di integrazione, pena la
frammentazione.
È dunque una questione di volontà politica, un banco di prova per la nostra
generazione.
Vi dico che uscire da questa crisi è non solo possibile, ma è necessario. La
leadership politica è questo: rendere possibile ciò che è necessario.
Onorevoli parlamentari,
Vorrei iniziare con la Grecia. La Grecia è, e resterà, un membro dell'area dell'euro.
Essa deve quindi rispettare appieno e puntualmente gli impegni assunti. Dal canto
loro, gli altri membri dell'area dell'euro si sono impegnati ad appoggiare la Grecia e
a sostenersi a vicenda. Come abbiamo dichiarato il 21 luglio in occasione del vertice
sull’area dell'euro: “Siamo determinati a continuare a fornire sostegno ai paesi nel
quadro dei programmi finché non abbiano di nuovo accesso ai mercati, a condizione
che detti programmi siano attuati con esito positivo”.
È per questo che ho costituito la task force per la Grecia.
Abbiamo appena varato un piano d'azione che si fonda su due pilastri fondamentali:
- 100 progetti fattibili e di elevata qualità che permettano di investire in tutte le
regioni della Grecia al fine di ottimizzare l'uso delle rimanenti risorse dei fondi
strutturali
- e una forte spinta a ridurre le procedure burocratiche per i progetti europei
cofinanziati.
Nel quadro dei fondi strutturali restano 15 miliardi di euro da spendere per la Grecia.
Tale importo sosterrà l'economia greca con un programma urgente di assistenza
tecnica all’amministrazione greca.
È già in corso un programma del valore di 500 milioni di euro volto a garantire
prestiti della Banca europea per gli investimenti alle PMI greche.
La Commissione sta vagliando la possibilità di estendere il meccanismo di garanzia
per aiutare le banche a riprendere l'erogazione di prestiti all’economia reale.
Tutto questo rappresenta un enorme sostegno alla capacità di reazione della
Grecia. La Grecia dovrà ottenere risultati estremamente concreti, abbandonando le
pratiche controproducenti e resistendo agli interessi acquisiti.
Ma che sia chiaro: questa è una maratona, non uno sprint.
Il compito di costruire un'Unione improntata alla stabilità e alla responsabilità non
spetta solo alla Grecia.
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Le prospettive economiche sono estremamente difficili. Dobbiamo far fronte agli
effetti negativi dell'attuale rivalutazione globale dei rischi. Abbiamo quindi il dovere
di far rinascere la fiducia nell'euro e nella nostra Unione considerata nel suo
complesso.
Possiamo farlo dimostrandoci capaci di prendere tutte le decisioni necessarie per
gestire una moneta comune e un'economia integrata in modo competitivo, inclusivo
e efficiente sotto il profilo delle risorse. Questo richiede un'azione a breve, medio e
lungo termine.
Per prima cosa dobbiamo definire rapidamente la nostra risposta alla crisi del debito
sovrano.
Questo richiederà meccanismi più solidi per risolvere le crisi. Dobbiamo dotare
l'euro di un potere credibile e di difese efficaci.
Dobbiamo basarci sullo strumento europeo per la stabilità finanziaria (EFSF) e sul
futuro meccanismo europeo di stabilità (ESM).
Occorre potenziare immediatamente l'EFSF e renderlo più flessibile, come proposto
dalla Commissione fin da gennaio come deciso di comune accordo il 21 luglio dai
capi di Stato e di governo dell'area dell'euro. Solo quando l'avrete ratificato l'EFSF
potrà:
- adottare misure cautelari,
- intervenire per sostenere la ricapitalizzazione delle banche,
- intervenire sui mercati secondari per contribuire ad evitare il contagio.
Una volta ratificato l'EFSF, dobbiamo sfruttare al meglio la sua dotazione
finanziaria. La Commissione sta esaminando le diverse opzioni possibili.
Inoltre, dobbiamo fare quanto in nostro potere per accelerare l'entrata in vigore
dell'ESM.
Confidiamo ovviamente che la Banca centrale europea, nel pieno rispetto del
trattato, prenda tutte le disposizioni necessarie per garantire l'integrità e la stabilità
finanziaria dell'area dell'euro.
Ma non possiamo limitarci a questo. Dobbiamo approfondire il coordinamento e
l'integrazione economici, in particolare nell'area dell'euro.
L'importanza di questo compito politico è pari alla sua portata economica.
Oggi siete chiamati a votare le proposte del cosiddetto "Six-Pack", che abbiamo
presentato alla vostra Assemblea e al Consiglio un anno fa. Questo "Six-Pack"
riforma il Patto di stabilità e crescita e estende la sorveglianza agli squilibri
macroeconomici. Siamo di nuovo molto vicini alla proposta iniziale della
Commissione. Il vostro apporto è stato decisivo per mantenere gli obiettivi ambiziosi
delle proposte e ve ne ringrazio caldamente.
Questa normativa ci doterà di meccanismi di attuazione molto più efficaci. Ora
possiamo discutere dei programmi di bilancio degli Stati membri prima che siano
adottate decisioni a livello nazionale. Il futuro dell'area dell'euro poggia su questa
combinazione di disciplina e integrazione. Solo aumentando l'integrazione e la
disciplina avremo un'area dell'euro veramente credibile.
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Onorevoli parlamentari,
si tratta effettivamente di progressi importanti, ma dobbiamo fare ancora di più.
Dobbiamo completare la nostra unione monetaria con un'unione economica.
Dobbiamo raggiungere gli obiettivi di Maastricht.
Era utopistico pensare di poter avere una moneta comune e un mercato unico
mantenendo approcci nazionali alla politica economica e di bilancio. Ora non
illudiamoci che sia possibile avere una moneta comune e un mercato unico
adottando un approccio intergovernativo.
La credibilità dell'area dell'euro richiede un approccio veramente comunitario, e
questo messaggio non viene solo dai federalisti, ma anche dai mercati. Dobbiamo
integrare veramente l'area dell'euro, dobbiamo completare la nostra unione
monetaria con una vera unione economica. Come arrivare a questo approccio
veramente comunitario? Nelle prossime settimane la Commissione presenterà,
basandosi sul Six-Pack, una proposta di quadro unico e coerente per approfondire il
coordinamento e l'integrazione economici, in particolare nell'area dell'euro. Questo
sarà fatto in modo da garantire la compatibilità tra l'area dell'euro e l'Unione
considerata nel suo insieme. Ovviamente, non vogliamo che l'area dell'euro violi
l'acquis fondamentale del mercato unico e le nostre quattro libertà.
Al tempo stesso, possiamo concentrare il processo decisionale per diventare più
competitivi. Il patto Euro Plus potrebbe essere integrato in questo quadro, nel pieno
rispetto delle competenze di esecuzione nazionali.
Perché tutto ciò funzioni, abbiamo bisogno più che mai dell'autorità indipendente
della Commissione e delle misure proposte e valutate che gli Stati membri
dovrebbero adottare. I governi, riconosciamolo, non possono farlo da soli né
mediante negoziati intergovernativi.
Di fatto, nei limiti delle competenze comunitarie, la Commissione è il governo
economico dell'Unione, non abbiamo certo bisogno di più istituzioni per questo.
C'è un motivo se i trattati hanno creato istituzioni sovranazionali. C'è un motivo se
sono state create la Commissione europea, la Banca centrale europea e la Corte di
giustizia europea. La Commissione è garante dell'equità. La Commissione, che
opera ovviamente in partenariato con gli Stati membri, è votata da questa
Assemblea, a cui deve rispondere, il Parlamento eletto direttamente sia nei paesi
dell'area dell'euro che dell'Unione europea considerata nel suo insieme.
Onorevoli parlamentari,
è giunto il momento di avere una rappresentanza esterna unificata dell'area
dell'euro. La Commissione presenterà proposte a tal fine in conformità del trattato.
Un'Unione improntata alla stabilità e alla responsabilità, costruita su queste basi e
con un approccio comune permetterà anche agli Stati membri di sfruttare appieno i
vantaggi offerti da un mercato più vasto per l'emissione del debito sovrano.
Una volta dotata l'area dell'euro di tutti gli strumenti necessari per garantire
integrazione e disciplina, l'emissione del debito comune sarà vista come una tappa
naturale e vantaggiosa per tutti, a patto che questi Eurobond siano "Stability Bond",
concepiti in modo da ricompensare chi rispetta le regole e da scoraggiare gli altri.
Come Vi ho già annunciato, nelle prossime settimane la Commissione presenterà le
diverse opzioni per questi "Stability Bond".
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Il trattato attuale permette di attuare alcune di queste opzioni, ma dovrebbe essere
modificato per permettere l'introduzione di Eurobond veri e propri. Questo è
importante, onorevoli parlamentari, perché l'attuale trattato di Lisbona ci offre
molteplici possibilità. E non abbiamo scuse per non coglierle e per non farlo subito.
Potrebbe tuttavia essere necessario valutare la possibilità di apportare ulteriori
modifiche al trattato.
Mi riferisco in particolare al vincolo dell’unanimità. Il ritmo del nostro operato
comune non potrà essere scandito per sempre dai più lenti. Nell'Unione attuale lo
Stato membro più lento detta la velocità di tutti gli altri. Questo non è credibile
neanche per i mercati, ecco perché dobbiamo risolvere il problema del processo
decisionale. Ovviamente, uno Stato membro ha il diritto di non accettare le
decisioni. È una questione, come si suol dire, di sovranità nazionale. Ma uno Stato
membro non ha il diritto di bloccare gli altri, anche gli altri hanno la loro sovranità
nazionale e devono poter andare avanti se vogliono farlo.
La nostra disponibilità a prendere in considerazione modifiche del trattato non deve
essere né un modo né una scusa per rinviare le riforme che occorrono oggi, ma
ritengo che questa prospettiva a più lungo termine conferirà maggiore credibilità alle
decisioni da noi adottate in questo momento.
Un'Unione improntata alla stabilità e alla responsabilità presuppone il rapido
completamento dei lavori su un nuovo sistema di regolamentazione per il settore
finanziario. Abbiamo bisogno di banche ben capitalizzate e responsabili che
eroghino prestiti all'economia reale.
Si è molto parlato della presunta vulnerabilità di alcune delle nostre banche. Le
banche europee, che negli ultimi dodici mesi hanno notevolmente rafforzato le
proprie posizioni patrimoniali, stanno mobilitando capitali per colmare le lacune
rimanenti evidenziate quest'estate dalle prove di stress, requisito indispensabile per
limitare le ripercussioni delle turbolenze sui mercati finanziari sull'economia reale e
sui posti di lavoro.
Negli ultimi tre anni abbiamo messo a punto un nuovo sistema di regolamentazione
finanziaria.
Vi ricordo che abbiamo già presentato 29 atti legislativi. Una serie di questi atti è già
stata adottata, compresa la creazione di autorità di vigilanza indipendenti che sono
già operative. Ora è importante approvare le nostre proposte su nuove regole
riguardanti:
- i prodotti derivati,
- le vendite allo scoperto e i credit default swap,
- l'equa retribuzione per gli operatori del settore bancario.
Queste proposte sono pronte e dovrebbero essere adottate da Consiglio e
Parlamento. La Commissione presenterà le altre proposte entro la fine dell'anno, in
particolare regole riguardanti:
- le agenzie di rating del credito,
- la risoluzione delle crisi bancarie,
- la responsabilità personale degli operatori finanziari.
Saremo quindi il primo collegio del G20 a rispettare l'impegno assunto in termini di
sforzi globali in favore della regolamentazione finanziaria.
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Onorevoli parlamentari,
Negli ultimi tre anni gli Stati membri, anzi dovrei dire i contribuenti, hanno concesso
al settore finanziario aiuti e garanzie per un importo di 4,6 trilioni di euro. Ora il
settore finanziario deve sdebitarsi con la società. Sono quindi estremamente
orgoglioso di dire che oggi la Commissione ha adottato una proposta riguardante
una tassa sulle operazioni finanziarie. Oggi Vi presento un testo molto importante
che, se sarà adottato, potrebbe generare un reddito di circa 55 miliardi di euro
all'anno. Qualcuno si chiederà perché. Perché? È una questione di equità. Se i
nostri agricoltori, i nostri lavoratori e tutti i settori dell'economia, dall'industria
all'agricoltura e ai servizi, versano un contributo alla società, anche il settore
bancario deve farlo.
E se abbiamo bisogno di un risanamento di bilancio, e ne abbiamo indubbiamente
bisogno, se abbiamo bisogno di maggiori entrate, da dove vengono queste entrate?
Intendiamo aumentare l'imposizione sul lavoro? Vogliamo tassare di più i consumi?
Ritengo che sia giusto tassare le attività finanziarie che in alcuni dei nostri Stati
membri non versano un contributo proporzionato alla società.
Gli istituti finanziari non sono gli unici a dover fare la loro parte. Non possiamo
permetterci di ignorare l'evasione fiscale. È quindi giunto il momento di adottare le
nostre proposte sulla tassazione del risparmio nell'Unione europea. Invito gli Stati
membri a conferire finalmente alla Commissione il mandato da noi richiesto per
negoziare accordi fiscali per l'intera Unione europea con paesi terzi.
Onorevoli parlamentari,
La stabilità e la responsabilità non bastano. Abbiamo bisogno di stabilità, ma anche
di crescita. Abbiamo bisogno di responsabilità, ma anche di solidarietà.
L'economia può rimanere forte solo se è fonte di crescita e occupazione. Per questo
dobbiamo liberare tutta l'energia della nostra economia, specialmente quella reale.
Le proiezioni attuali indicano un forte rallentamento.
Ma una crescita forte in Europa non è un sogno impossibile. Non si avvererà
domani come per magia. Possiamo però creare i presupposti per una ripresa della
crescita. Ci siamo riusciti in passato. Dobbiamo e possiamo riuscirci ancora.
È vero che non abbiamo molto margine di manovra per nuovi stimoli di bilancio.
Ma questo non significa che non possiamo fare di più per promuovere la crescita.
In primo luogo, chi dispone di un margine di bilancio deve sfruttarlo, ma in modo
sostenibile.
In secondo luogo, tutti gli Stati membri devono promuovere le riforme strutturali per
consentirci di diventare più competitivi a livello mondiale e di promuovere la
crescita.
Possiamo e dobbiamo sfruttare insieme il potenziale del mercato unico, avvalerci di
tutti i benefici legati al commercio e mobilitare investimenti a livello dell'Unione.
Cominciamo con il mercato unico.
Una piena attuazione della direttiva sui servizi basterebbe, secondo le nostre stime,
a determinare guadagni economici pari a 140 miliardi di euro.
Ora come ora, però, dopo due anni dal termine fissato per l'attuazione diversi Stati
membri non hanno ancora adottato le leggi necessarie.
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Ciò significa che non stiamo sfruttando tutti i vantaggi che potrebbero derivare da
una vera liberalizzazione dei servizi in Europa.
Ma possiamo fare anche di più.
Dobbiamo adottare le proposte legislative attualmente all'esame. Abbiamo adottato
l'Atto sul mercato unico in sede di Commissione europea. Diverse iniziative chiave
sono pronte per essere attuate.
È imminente l'istituzione di un brevetto europeo, che ridurrebbe i costi di protezione
al 20% delle spese correnti. Mi aspetto che il processo si concluda entro la fine di
quest'anno.
Dovremmo inoltre prendere in considerazione una procedura legislativa accelerata
per l'Atto sul mercato unico. Del resto dovremmo applicare una procedura legislativa
accelerata a molti settori, poiché l'emergenza in cui ci troviamo è reale. Potremo
così rispondere a queste circostanze eccezionali.
In futuro la crescita dipenderà sempre più dal buon uso della tecnologia
dell'informazione. Abbiamo bisogno di un mercato unico digitale, grazie al quale
ogni Europeo guadagnerà circa 1 500 euro all'anno utilizzando, ad esempio, le
possibilità del commercio elettronico per eliminare il costo del roaming per la
telefonia mobile.
Un ulteriore aumento del 10% del tasso di penetrazione della banda larga
significherebbe una crescita annua supplementare dell'1-1,5%.
Un mondo competitivo impone anche di avere un livello di istruzione elevato e di
acquisire le competenze necessarie per affrontare queste nuove sfide. Dobbiamo
innovare. E dobbiamo agire in modo sostenibile.
Abbiamo già presentato proposte dettagliate riguardanti l'innovazione, l'uso
efficiente delle risorse e il modo in cui possiamo potenziare la nostra base
industriale.
Una politica industriale moderna presuppone che si investa nella ricerca e
nell'innovazione.
Dobbiamo accelerare i nostri sforzi onde incentivare l'uso del venture capital per
finanziare imprese giovani e innovative in tutta Europa.
Concentrandoci sull'innovazione e sulle nuove tecnologie, comprese le tecnologie
verdi, potremo creare posti di lavoro sostenibili. Dobbiamo conciliare "verde" e
crescita.
Negli ultimi cinque anni, ad esempio, il settore delle energie rinnovabili ha già creato
300 000 posti di lavoro nell'Unione europea. Nei prossimi dieci anni il mercato
mondiale della tecnologia verde triplicherà.
Dobbiamo intervenire in modo mirato laddove possiamo ottenere risultati concreti.
Per una crescita futura, inoltre, dobbiamo portare avanti attivamente il nostro
programma di regolamentazione intelligente, che determinerà un risparmio di 38
miliardi di euro per le imprese europee, in particolare le PMI. Anche gli Stati membri
devono però fare la loro parte riducendo gli oneri amministrativi.
Ma abbiamo bisogno anche di investimenti. Queste riforme sono importanti, ma
abbiamo bisogno anche di determinati tipi di investimenti a livello europeo.
Un'Unione all'insegna della crescita e della solidarietà ha bisogno di infrastrutture
moderne e interconnesse.
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Abbiamo proposto che il prossimo quadro finanziario pluriennale (MFF) crei uno
strumento che connetta l'Europa a livello di energia, trasporti e digitale.
La parte innovativa della nostra proposta di MFF va vista insieme ad un'altra idea
rivoluzionaria molto importante: il project bond.
Nelle prossime settimane la Commissione pubblicherà le sue proposte relative ai
project bond dell'UE. Stiamo proponendo anche progetti pilota, in modo da
finanziare la crescita. Possiamo farlo anche prima che sia adottato l'MFF. In questo
modo possiamo accelerare alcuni dei principali investimenti infrastrutturali di cui
l'Europa ha bisogno.
L'Unione e i suoi Stati membri devono riflettere urgentemente su come consentire
alla nostra banca a orientamento politico, la Banca europea per gli investimenti, di
fare di più, o anche molto di più, per finanziare investimenti a lungo termine.
A tal fine, dobbiamo riflettere su come potenziare le risorse e la base patrimoniale
della BEI per consentire di erogare prestiti all'economia reale.
Nel 2000 il venture capital in Europa ammontava a 22 miliardi di euro, che sono
scesi a 3 miliardi nel 2010. Se vogliamo promuovere l'imprenditoria dobbiamo
invertire questa tendenza decrescente e assicurarci questo sostegno, soprattutto
per le PMI.
Possiamo inoltre aumentare il contributo dei Fondi strutturali alla crescita
rafforzando la capacità di assorbimento e utilizzando questi Fondi per sostenere
l'efficienza macroeconomica. I Fondi strutturali sono di fondamentale importanza per
l'innovazione, la formazione, l'occupazione e le PMI.
Vorrei inoltre invitare questa Assemblea ad adottare entro la fine dell'anno le
proposte che abbiamo presentato in agosto e ad aumentare i tassi di
cofinanziamenti per i paesi che beneficiano di programmi di assistenza. Si
assicureranno così indispensabili finanziamenti a queste economie, riducendo nel
contempo le pressioni sui bilanci nazionali.
Onorevoli parlamentari,
Le riforme dei nostri mercati del lavoro, delle finanze pubbliche e dei sistemi
pensionistici richiedono un poderoso sforzo a tutte le parti della società.
Sappiamo tutti che questi cambiamenti sono necessari per consentirci di riformare
la nostra economia sociale di mercato e di mantenere il nostro modello sociale. È
però fondamentale restare fedeli ai nostri valori, valori di equità, di inclusione e di
solidarietà.
In questo preciso momento dobbiamo infondere una speranza concreta a quel
giovane su cinque che non riesce a trovare lavoro. In alcuni paesi, la situazione dei
giovani è semplicemente drammatica. Voglio esortare le società a compiere uno
sforzo particolare per offrire possibilità di tirocinio e apprendistato ai giovani, con
l’eventuale sostegno del Fondo sociale europeo.
Se riusciremo a far collaborare le imprese, le parti sociali, le autorità nazionali e
l’Unione nell'ambito di un’iniziativa volta a favorire le opportunità giovanili potremo
cambiare l’attuale situazione. È questo, a mio parere, il problema sociale da
affrontare più urgentemente per rassicurare i giovani europei che non trovano
lavoro. È molto meglio trovare un apprendistato, un tirocinio, che far parte di chi
manifesta per esprimere la propria sfiducia nell'Unione considerata nel suo
complesso.
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Dobbiamo accelerare l’attuazione delle parti più urgenti del nostro piano per la
crescita e l’occupazione, Europa 2020. Nelle sue raccomandazioni specifiche per
paese per il prossimo anno, la Commissione rivolgerà particolare attenzione alla
situazione dei giovani in ciascuno Stato membro.
Ritengo che dobbiamo offrire una vera possibilità al nostro futuro.
In questo momento dobbiamo intervenire anche per aiutare gli 80 milioni di europei
a rischio di povertà. Significa che il Consiglio deve infine approvare la nostra
proposta per salvaguardare il programma alimentare a favore dei più indigenti.
Vorrei ringraziare questo Parlamento per il sostegno politico fornito alla soluzione
che abbiamo proposto.
Onorevoli parlamentari,
Cinquant’anni fa, proprio nel mese di ottobre, 12 paesi europei si sono uniti per
firmare la Carta sociale, tra i cui 47 firmatari figurano oggi tutti gli Stati membri
dell’Unione.
Sono convinto che per garantire questi valori fondamentali in Europa si debba
migliorare la qualità del dialogo sociale a livello europeo. Il successo del
rinnovamento europeo dipende dal contributo e dalla titolarità di tutte le parti sociali
(sindacati, lavoratori, imprese e società civile in generale).
Ricordiamoci che la nostra Europa è l'Europa dei cittadini. Come cittadini, tutti
traiamo vantaggi dall’Europa. Acquistiamo un’identità e una cittadinanza europee
oltre alla nostra cittadinanza nazionale. Grazie alla cittadinanza europea godiamo di
un’ulteriore serie di diritti e opportunità, come quella di attraversare liberamente le
frontiere o di studiare e lavorare all’estero. Anche in questo caso dobbiamo
mostrarci risoluti, difendere e sviluppare tali diritti e tali opportunità, proprio come la
Commissione sta facendo con le nostre proposte su Schengen. Non tollereremo
che vengano cancellati i diritti dei nostri cittadini. Difenderemo la libera circolazione
e tutte le libertà della nostra Unione.
Onorevoli parlamentari,
come sapete, le attività della Commissione abbracciano molti altri settori. Non posso
citarli tutti in questa occasione, ma figurano tutti nella lettera che ho inviato al
Presidente del Parlamento e che avete ricevuto.
Prima di concludere, tuttavia, vorrei parlare della responsabilità esterna dell’Unione
europea. Voglio un’Europa aperta, un'Europa impegnata nel mondo.
L’azione internazionale dell’Unione europea è non solo la migliore garanzia, per i
nostri cittadini, di tutela dei nostri interessi e dei nostri valori, ma anche un'azione
indispensabile nel mondo. Al giorno d'oggi va di moda parlare del G2.
Non credo che il mondo voglia un G2. Le due stesse parti non avrebbero interesse
a un G2. Sappiamo bene quali tensioni abbia creato la bipolarità all'epoca della
guerra fredda. Credo che l'Europa sia più che mai indispensabile se vogliamo un
mondo giusto e aperto.
Credo che al mondo in evoluzione in cui viviamo serva un’Europa che assuma le
sue responsabilità. Un’Europa influente, un'Europa composta da 27 paesi che
saranno presto 28 con l'adesione della Croazia. Un’Europa che continua ad indicare
la via da seguire in campo commerciale o in materia di cambiamento climatico, in un
momento in cui ci attendono appuntamenti importanti, da Durban a Rio +20, e in cui
l'Europa deve conservare la sua posizione di leadership su tali questioni.
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Rivolgiamo lo sguardo e l’attenzione anche ai nostri vicini del Sud. La primavera
araba è un processo di profonda trasformazione che avrà conseguenze molto
importanti non solo per questi popoli ma anche per noi, per la nostra Europa. Per
questo l'Europa deve essere orgogliosa. Siamo stati i primi a sostenere l'anelito di
democrazia e di libertà del popolo tunisino, egiziano e libico. Per questo l’Europa
sostiene tali aspirazioni legittime, soprattutto attraverso il nostro partenariato per la
democrazia e la prosperità.
Mi auguro inoltre che la primavera araba infonda speranze di pace in tutta la
regione e favorisca l’idea di quella convivenza pacifica tra uno Stato palestinese e lo
Stato di Israele, come auspicato dall'Europa.
Ma guardiamo anche ai nostri vicini orientali. Venerdì parteciperò al vertice del
partenariato orientale a Varsavia e mi farò portavoce di un’ambizione che prevede
relazioni politiche ancora più strette e una maggiore integrazione economica tra noi
e i nostri partner della regione. L'Unione europea ha uno straordinario potere di
trasformazione. È fonte di ispirazione per molti abitanti del mondo. Se questi paesi
attueranno riforme profonde, potremo aiutarli, associarli più strettamente a noi a
livello politico e integrarci maggiormente in termini economici.
Non dimentichiamo, infine, i più indigenti e teniamo fede agli impegni assunti per
conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio.
Dobbiamo essere realisti e riconoscere che, se l’Europa vuole esercitare tutta la sua
influenza, se l'Europa vuole veramente essere una potenza, bisogna rafforzare la
politica estera e di sicurezza comune, che deve essere credibile e poggiare su una
dimensione di sicurezza e difesa comune per conferirci una reale importanza sulla
scena mondiale.
Sono lontani i tempi in cui alcuni potevano opporsi all’idea di una difesa europea per
timore che potesse nuocere all’alleanza atlantica. Come avrete già notato, oggi
sono gli stessi americani a chiederci un maggiore impegno come europei. Il mondo
è cambiato, il mondo sta subendo una metamorfosi radicale. Vogliamo veramente
contare nel mondo?
In un momento in cui i bilanci per la difesa sono sotto pressione, è quindi ora di
intensificare gli sforzi comuni con i mezzi disponibili.
La Commissione si assume la propria parte di responsabilità, adoperandosi per
conseguire un mercato unico della difesa e sfruttando le competenze conferitele dal
trattato per sviluppare una base industriale della difesa.
Onorevoli parlamentari,
Non illudiamoci, il mondo è in piena trasformazione. Se l'Europa vuole avere un
peso internazionale e difendere gli interessi dei suoi cittadini, se vogliamo contare e
influenzare il futuro del nostro pianeta, abbiamo bisogno della dimensione politica e
della dimensione "difesa".
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Onorevoli parlamentari,
Concluderò così:
al termine del mio mandato, nel 2014, sarà trascorso esattamente un secolo dallo
scoppio nel nostro continente della Grande guerra, periodo buio cui è seguita la
Seconda guerra mondiale, una delle pagine più drammatiche della storia
dell'Europa e del mondo. Credo di poter dire che oggi simili orrori sono
inimmaginabili nell’Unione europea. Lo sono soprattutto perché abbiamo l’Unione
europea, perché grazie alla visione dell'Europa siamo riusciti, attraverso
l’integrazione economica e politica, a garantire la pace nel nostro continente. Per
questo non possiamo permettere che questa conquista sia minacciata. Abbiamo
ricevuto questo retaggio dalle generazioni precedenti e non sarà la nostra
generazione a rimetterlo in discussione. Parliamoci chiaro: se cominciamo a
frammentare l'Europa, se cominciano a tornare indietro rispetto alle grandi
conquiste dell'Europa, rischiamo una frammentazione del nostro obiettivo.
Come ho detto, la crisi che attraversiamo nasce, sostanzialmente, da un problema
politico. È una prova della nostra volontà di vivere insieme. Per questo dobbiamo
approfondire l'Unione europea, per questo abbiamo costruito istituzioni comuni e per
questo bisogna tutelare l'interesse europeo.
Oggi la realtà è che la cooperazione intergovernativa non è sufficiente per far uscire
l’Europa dalla crisi, per garantire un futuro all'Europa. Un certo
intergovernamentalismo rischia anzi di condurre alla rinazionalizzazione e alla
frammentazione. Un certo intergovernamentalismo potrebbe segnare la condanna
dell'Europa unita quale noi la vogliamo.
Non dimentichiamo che il fatto di prendere o non prendere decisioni ora inciderà sul
nostro destino. Vorrei sottolineare quanto mi ferisce constatare come alcuni, in altre
parti del mondo, non si peritano di dire a noi Europei, con un certo paternalismo,
quello che dobbiamo fare. Credo onestamente che abbiamo dei problemi, dei
problemi molto gravi, ma ritengo anche non dobbiamo scusarci per l'esistenza delle
nostre democrazie. Né dobbiamo scusarci della nostra economia sociale di
mercato. Ritengo quindi che dobbiamo chiedere alle nostre istituzioni, ma anche ai
nostri Stati membri e alle nostre capitali – Parigi, Berlino, Atene, Lisbona, Dublino –
di ritrovare l'orgoglio di essere europei e di dire con dignità ai nostri partner che li
ringraziamo dei loro consigli, ma che siamo in grado di superare assieme questa
crisi. Io sono fiero di essere europeo.
L'orgoglio di essere europeo non nasce solo dalla nostra grande cultura, dalla
nostra grande civiltà e da tutto quello che abbiamo realizzato. Noi siamo fieri non
soltanto del nostro passato, ma anche del nostro avvenire. È questa la fiducia che
dobbiamo ricreare fra noi. Io credo che sia possibile.
C'è chi dice che è molto difficile o addirittura impossibile. Vorrei qui ricordare quanto
dichiarato da un grande uomo, un grande africano, Nelson Mandela: "It always
seems impossible, until it is done. Let's do it." (Tutto sembra impossibile finché non
è stato fatto. Facciamolo). Possiamo rinnovare l'Europa, lo possiamo fare con
fiducia, ce la possiamo fare.
Grazie dell'attenzione.
Parlamento europeo
Strasburgo, 28 settembre 2011