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Artigianato Veneto primo semestre: stabile occupazione -0,3%

21/10/2011
Ci sono le stime, i sondaggi, gli opinion panel e gli indicatori di previsione. Poi però c’è la realtà dei fatti dell’economia quella vera. Concreta. E’ il caso dell’occupazione nell’artigianato veneto che, a fronte di previsioni molto pessimiste, si riscopre in realtà un po’ più in salute.

“Non siamo ancora in campo positivo ma la tendenza ci conforta –così Giuseppe Sbalchiero presidente della Confartigianato Imprese Veneto commenta i dati dalla ventiseiesima analisi congiunturale della Confartigianato del Veneto sull’occupazione dipendente curata da BS consulting che elabora 50mila cedolini paga di aziende artigiane -. Meno 0,3% il dato dei primi sei mesi dell’anno”. “Si tratta della flessione più leggera degli ultimi sette semestri, da quando la crisi ha cominciato a “mordere”il settore artigiano: “Il calo è iniziato nel primo semestre del 2008, con l’1,3% ed è cresciuto fino al secondo semestre del 2009, quando sin perse il 5,2% dei posti di lavoro –prosegue Giuseppe Sbalchiero- Da allora, i cali sono stati sempre più contenuti, e fanno pensare ad una crisi ad U, che potrebbe essere prossima alla fine. Certo, nel primo semestre è diminuito in Veneto anche il numero delle imprese artigiane, quindi è bene essere molto prudenti. Ma anche per il numero di imprese, si è trattato di un calo frazionale, un meno 0,4% che sembra confermare l’andamento che registriamo nell’occupazione”.

Il calo degli addetti nei primi sei mesi è dovuto all’andamento negativo del comparto delle costruzioni: meno 2,4 punti. All’interno di tale comparto, è soprattutto l’edilizia a soffrire, con la diminuzione degli occupati del 3,7%.

Andamento leggermente positivo, invece, per manifatturiero e servizi. Il manifatturiero ha chiuso il semestre in terreno positivo per lo 0,2%, con una buona crescita dell’alimentare (più 2,6%), della meccanica (più 1,5%) e della ceramica- vetro (più 1,6%); segno meno, invece, per il legno(meno 2,5%). Quanto ai servizi, l’occupazione è cresciuta dello 0,8% grazie all’attività di riparazione di auto (più 2,2%) e ai trasporti (più 3,1%). In quest’ultimo settore, peraltro, l’incremento occupazionale è determinato dal processo di fusione tra imprese in corso, in base alla normativa entrata in vigore nel 2008. “L’andamento positivo del manifatturiero è importante, perché il nostro settore in Veneto si caratterizza per una forte presenza di aziende di produzione, che sono anche quelle di dimensione maggiore, rispetto alla media del comparto: infatti il manifatturiero artigiano ha mediamente 6,1 addetti, che scendono a 3,8 nelle costruzioni. Si tratta di dimensioni occupazionali rimaste invariate rispetto a cinque anni fa, mentre il settore dei servizi ha avuto un leggero incremento, da 2,9 (primo semestre 2006) a 3,2 addetti” spiega Sbalchiero.

Un altro dato conferma che la tenuta dell’occupazione è dovuta soprattutto al settore manifatturiero: nel primo semestre sono cresciuti gli operai: dopo tre anni di saldi negativi, nei primi sei mesi di quest’anno sono aumentati dello 0,8%. Leggero aumento (più 0,3%) anche per gli impiegati. Note negative, invece, per l’apprendistato, e più in generale per l’occupazione giovanile. Gli apprendisti sotto i 18 ani di età sono calati del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e del 4,3% sono calati gli apprendisti over 18. Più in generale, gli occupati sotto i 18 anni scendono di 22,6 punti e di 4,5 punti scendono quelli tra 19 e 29 anni. Crescono, invece, gli occupati oltre i 50 anni: più 9,2%.

“Non esistono ricette facili per risolvere l’emergenza della disoccupazione, soprattutto giovanile, nel nostro Paese: l’unica strada seria è attivare immediatamente politiche del lavoro efficaci e moderne –conclude Sbalchiero-, costruite sulla formazione professionale, sull’istruzione tecnica, basate sul rapporto stretto scuola lavoro, e sulla flessibilità. C’è bisogno di un lavoro duro e dell’impegno di tutti per ottenere risultati concreti e non abbandonare definitivamente un’intera generazione di giovani. Accanto a ciò la riduzione del costo del lavoro è una operazione imprescindibile se vogliamo tornare ad essere competitivi e a crescere".

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