Grazie a Tolesa Tadese Aredo a Venezia torna a sventolare la bandiera dell’Etiopia, ma il Kenya non perde le buone abitudini grazie a Helena Kirop. L’edizione numero 26 della Venicemarathon va in archivio consegnando all’albo d’oro l’ennesimo, scontato dominio africano. Non è stato sufficiente, ma nessuna pensava il contrario, uno storico “giro d’onore” in Piazza San Marco per invertire l’ineluttabile destino di una disciplina che per chissà quanti anni ancora sarà dominata dagli atleti di colore. Ad ogni modo anche nel 2011 Venicemarathon ha regalato spettacolo ed emozioni, ma anche prestazioni sportive visto che la keniana Kirop ha demolito di quasi 4’ il precedente record della gara. Restando alla sfida “in rosa” alle spalle di Kirop l’altra keniana, vincitrice del 2010, Makda Haji, mentre terza è stata la poco più che ventenne etiope Fantu Jimma.

La gara maschile si è decisa proprio all’ombra del campanile, dove il cambio di passo di Aredo ha annullato le speranze di vittoria-bis di Mukun. In Riva Sette Martiri alle spalle di Aredo il keniano Mukun e l’altro etiope Wolde. Settimo e primo degli italiani l’azzurro Danilo Goffi, il quale a 39 anni suonati e dopo una corsa in solitaria è arrivato con 5’ di ritardo.

Nella gara riservata ai diversamente abili commozione per l’arrivo al traguardo di Alessandro Zanardi e Francesco Canali, che in poco più di due ore hanno raggiunto il traguardo della Venicemarathon. L’handbiker bolognese ha trainato per tutti i 42 km e 195 metri del percorso l’amico Canali, 43enne di Parma affetto da SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica). La gara disabili vera e propria è stata invece vinta da Orazio Fagone, ex campione Olimpico di Short Track, in 1h20’54”.

«L’idea di correre assieme la Venicemarathon era nata lo scorso febbraio – ha poi raccontato Zanardi – un’impresa che sembrava irrealizzabile e che invece ora siamo qui a raccontare. Personalmente è stato come vincere la Maratona, e devo ringraziare Francesco per avermi fatto vivere le emozioni di questa avventura. E’ stata una gara dura, non mi sono risparmiato, ma Francesco era al mio fianco e con l’aggiunta dell’incitamento del pubblico, tutto è stato più facile».