La presentazione del master plan per il nodo intermodale dell’aeroporto Marco Polo disegna il futuro di un’area strategica di Venezia, riportando le lancette dell’orologio indietro alla vituperata Prima Repubblica, allorchè però ancora si discuteva il domani della città. L’addirittura desueto periodo della programmazione prevista, un ventennio, fa gridare al miracolo, confermando la SAVE come la realtà più moderna del territorio. Si può essere d’accordo o meno sull’intervento presentato, ma almeno ora c’è qualcosa di progettuale su cui confrontarsi a dispetto di un’altra zona della città Porto Marghera, per la quale invece, si continua a brancolare nel buio, vaneggiando scenari regolarmente disattesi. Se a ciò aggiungiamo la capacità del presidente SAVE, il finanziere Enrico Marchi, di indicare insondati percorsi per investimenti europei nel progetto aeroportuale (la Banca degli Investimenti) si ha la percezione di una metodologia “extraterrestre”. Ora, però, ci penserà la politica a riportarci desolatamente con i piedi per terra…

Il direttore

Fabrizio Stelluto