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Idrovia Padana, un documento congiunto per Ministro Passera

22/11/2011
Occorre una figura di coordinamento, a livello nazionale, al fine di ottimizzare i mezzi finanziari disponibili per lanciare, in modo concreto, il trasporto fluvio-marittimo e le vie navigabili. Tale esigenza è emersa in modo chiaro a Rovigo durante l’incontro programmatico promosso da UNI (Unione Navigazione Interna) e CONSVIPO (Consorzio per lo Sviluppo del Polesine). Al neo Ministro Corrado Passera, che non a caso ha ottenuto due deleghe - quella alle Infrastrutture e ai Trasporti e quella allo Sviluppo Economico - non spetta un compito facile: tra le tante richieste e sollecitazioni che provengono dal mondo dei trasporti e dell’impresa si troverà davanti anche quelle avanzate dalle regioni del nord Italia attraversate dall’idrovia Padana, un’infrastruttura straordinaria, con enormi potenzialità non ancora pienamente espresse. Emersa la volontà condivisa di agire, e in fretta: occorre destinare risorse ingenti per qualificare e rendere attiva in modo massiccio e costante una infrastruttura che esiste, ma che ha bisogno di fare quel salto di qualità necessario a renderla competitiva, a farla percepire, a livello locale, nazionale ed europeo come una soluzione vera e concreta in ambito di trasporto e di logistica.

Oggi il canale navigabile Cremona-Mantova-Rovigo-mare, ha un percorso di circa 280 chilometri parallelo al Po ed attraversa il territorio delle province di Cremona, Mantova, Verona e Rovigo dove è collocato un porto intermodale in grado di accogliere le navi fluvio-marittime. Il trasporto fluviale è già disponibile per servire il mercato della pianura padana, con un totale di merci trasportate dal 2003 al 2008 di 2.000.000 tonnellate annue a cui corrispondono oltre 70.000 tir tolti dalle arterie stradali. Una modalità che può e deve essere adeguatamente sfruttata, così come viene fatto in Europa.

L’Unione Europea ci crede e lo dimostra mettendo a disposizione un contributo finanziario del 50% per l’azione progettuale necessaria a far fare all’idrovia quel salto di qualità. E l’alto Adriatico potrebbe diventare base logistica di rilievo europeo, se si riuscisse a trasferire qui il traffico merci che ora fa riferimento al Nord Africa, dove si trovano porti sempre più competitivi per le tariffe vantaggiose e per la posizione geografica strategica. Il sistema attuale, canale navigabile e fiume Po, collegato con i porti di Venezia, Chioggia, Porto Levante e Porto Garibaldi, funziona e in questi anni ha trasportato milioni di tonnellate di merci.

I progetti in corso di sistemazione del Canale, le proposte dell’AIPO sul Po, i finanziamenti europei ottenuti per l’intero sistema, fanno ben sperare che le tre Regioni servite da questa rete idroviaria e che da sole producono oltre il 50% del PIL italiano, troveranno - nelle aree industriali già progettate e costruite e in quelle in fase di realizzazione - una proposta per un loro ulteriore sviluppo, più compatibile.

Anche le imprese, però, devono crederci. E per farlo, innanzitutto, chiedono che il Po sia navigabile 365 giorni l’anno, che vi sia una integrazione vera tra le diverse modalità – ferro, gomma, acqua – che i porti siano efficienti, che vengano attratti investimenti e nuovi insediamenti industriali; insomma, un servizio efficace e a costi limitati all’interno di un sistema produttivo forte e concorrenziale.

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