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Posti di lavoro in Europa: l'85% creato dalle PMI

19/01/2012
Posti di lavoro in Europa: l'85% creato dalle PMITra il 2002 e il 2010 le piccole e medie imprese hanno contribuito alla creazione netta dell'85% dei posti di lavoro in Unione europea, un numero importante se si considera che la quota delle PMI rispetto all'occupazione totale è del 67%. Durante il periodo preso in considerazione c'è stato un aumento medio di 1 milione e 100 mila posti di lavoro all'anno. Gli studi recenti presentati dalla Commissione europea hanno dimostrato che nelle piccole e medie imprese il tasso annuo di crescita dell'occupazione è stato dell'1%, mentre nelle grandi imprese solo la metà. L'unico settore in cui vi è una tendenza contraria è quello commerciale, in cui l'occupazione è aumentata nelle PMI dello 0,7% contro il 2,2% delle grandi imprese.

In alcuni Paesi, in particolare quelli dell'est entrati nell'UE nel corso del decennio scorso, l'occupazione è cresciuta di più che nei Paesi membri di vecchia data. In Italia il dato è inferiore alla media dell'UE: sole le microimprese italiane hanno raggiunto l'1% di crescita dell'occupazione, a fronte di uno 0,4% delle grandi imprese. A livello europeo, le microimprese, cioè quelle con meno di 10 dipendenti, contribuiscono alla crescita netta dell'occupazione nell'economia di mercato, con il 58 per cento dei nuovi impieghi. Inoltre, le imprese con meno di 5 anni di vita e quelle che operano nel settore dei servizi hanno creato anch'esse un grande numero di posti di lavoro.

Il vicepresidente della Commissione per l'imprenditoria e l'industria Antonio Tajani, ha dichiarato: "In questo momento critico per l'economia europea le piccole e medie imprese si confermano come la fonte principale di nuova occupazione. Il contributo essenziale che danno alla creazione di posti di lavoro mette in evidenza la loro più che mai decisiva importanza nell'economia e la necessità di agire, ad ogni livello, per sostenerle. Le piccole e le nuove imprese sono senza dubbio la chiave del rilancio della crescita economica ".

La ricerca dimostra come la crisi economica abbia lasciato il segno sulle imprese di ogni dimensione, ma quelle che ne risentono di più sono proprio le microimprese. Per effetto della crisi economica i posti di lavoro nelle PMI sono diminuiti in media del 2,4%, contro lo 0,95 per le grandi imprese. Oltre agli effetti sull'occupazione, il calo del 62% della domanda complessiva di prodotti e servizi rappresenta uno degli aspetti più negativi della crisi economica, seguito dall'aumento del 48% dei ritardi nei pagamenti e dal 38% in più di mancanza di liquidità.

Un settore che può contrastare questa tendenza e alzare i tassi di crescita dell'occupazione è quello dell'innovazione, un ambito in cui le imprese leader hanno sofferto meno la crisi economica, con un calo della domanda del 45% rispetto al 70 per cento nei paesi "modesti" innovatori, tra cui l'Italia.

Lo studio fa parte del progetto "SME Performance Review" http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/facts-figures-analysis/performance-review/index_en.htm e si basa su un'indagine del 2010 nei 27 Paesi europei e in 10 paesi partecipanti al programma imprenditorialità e innovazione, in cui si è analizzata anche la qualità del lavoro. I risultati dimostrano che, anche se i posti di lavoro nelle piccole imprese sono meno produttivi, meno retribuiti e meno sindacalizzati, le microimprese dispongono di un miglior ambiente di lavoro e della possibilità di conciliare vita professionale e vita familiare.

nella foto il vicepresidente della Commissione per l'imprenditoria e l'industria Antonio Tajani

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