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Innovazione: Italia nel terzo gruppo di Paesi europei

08/02/2012
L'Italia rimane nel terzo gruppo di Stati UE in termini di innovazione e ha ancora molto da fare per colmare le distanze: è questo il dato più rilevante del quadro valutativo dell'Unione dell'innovazione per il 2011, appena pubblicato dalla Commissione europea. Le prestazioni in materia di innovazione di quasi tutti gli Stati membri sono migliorate, anche se la tendenza di questo miglioramento è in rallentamento e l'UE non riesce a ridurre il ritardo dai risultati dei leader globali dell'innovazione: Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. A essere in ritardo è l'innovazione nel settore privato.

Le attività di innovazione delle imprese sono un fattore importante per garantire la loro competitività a livello dell'UE e internazionale. L'UE è ancora in vantaggio rispetto alle economie emergenti di Cina, Brasile, India, Russia e Sud Africa, ma il gap si riduce progressivamente, in particolare nei confronti con la Cina. All'interno dell'UE, la Svezia conferma la sua posizione in cima alla classifica generale, seguita da vicino da Danimarca, Germania e Finlandia.

L'Italia è considerato un Paese solo moderatamente innovatore e sta nel terzo gruppo (su quattro), insieme a Portogallo, Repubblica ceca, Spagna, Ungheria, Grecia, Malta, Slovacchia e Polonia sotto la media dell'UE a 27. Secondo il rapporto della Commissione, il nostro Paese è in ritardo soprattutto per quanto riguarda gli investimenti delle imprese e il legame tra il mondo della ricerca e quello delle imprese. Sono in crescita i dati sul numero di laureati in materie legate alla ricerca e all'innovazione, e anche sul fronte dei brevetti, e dei loro ritorni dall'estero, si nota un miglioramento. È invece in forte declino la spesa per l'innovazione non legata alla ricerca.

Antonio Tajani, Vicepresidente responsabile per l'Industria e l'imprenditoria, ha dichiarato: "I risultati di quest'anno sono un chiaro segnale della necessità di compiere maggiori sforzi per potenziare l'innovazione. Se vogliamo colmare il divario che ci separa dai nostri principali partner economici e superare la crisi attuale dobbiamo rivolgere tutte le nostre attenzioni all'innovazione. Nutro particolare fiducia nelle imprese, che hanno dimostrato di essere la chiave del successo per l'innovazione. Tuttavia, il successo di start up in altre parti del mondo dimostra che in Europa abbiamo ancora bisogno di imparare."

"Abbiamo bisogno di sistemi nazionali di ricerca e di innovazione equilibrati e in grado di creare un ambiente che promuove l'innovazione delle imprese. Il quadro valutativo identifica inoltre un divario con gli Stati Uniti nell'ambito della ricerca di alto livello. Vi è urgente bisogno di un'area europea della ricerca in grado di stimolare la competizione, generare più eccellenza ed attrarre e trattenere i migliori talenti a livello globale", ha dichiarato Máire Geoghegan-Quinn, commissaria per la ricerca, l'innovazione e la scienza.

I paesi in cima alla classifica per l'indicatore composito dell'innovazione sono tutti caratterizzati da solidi sistemi nazionali di ricerca e di innovazione in cui l'attività economica e la collaborazione fra pubblico e privato rivestono un ruolo essenziale. Finlandia, Svezia, Danimarca e Germania, i paesi leader in questo ambito, riportano risultati molto positivi per quanto riguarda la spesa, inclusa quella delle imprese, per attività di R&S. La maggior parte dei leader dell'innovazione presenta risultati altrettanto positivi rispetto ad altri indicatori dell'innovazione legati alle attività delle imprese. La Svezia, che è il primo paese fra gli innovatori dell'UE, domina in tre ambiti dell'innovazione su otto: risorse umane, finanziamenti e aiuti e investimenti delle imprese, mentre la Germania e la Danimarca riportano entrambe i risultati migliori in due ambiti dell'innovazione (collaborazioni e attività imprenditoriali e patrimonio intellettuale; innovatori ed effetti economici). I paesi europei più avanzati in materia di innovazione presentano risultati molto positivi anche nella commercializzazione delle proprie conoscenze tecnologiche.

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