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Italia deferita per aiuti irregolari a settore metallurgico

08/02/2012
La Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia per il mancato rispetto di una decisione della Commissione del 23 febbraio 2011 che, rilevando l'incompatibilità delle tariffe elettriche agevolate concesse dall'Italia ai produttori di metalli Portovesme, ILA e Eurallumina con le norme dell'UE in materia di aiuti di Stato, stabiliva che gli aiuti concessi sotto tale forma dovessero essere recuperati dai beneficiari. Finora l'Italia non ha attuato tale decisione.

"Per porre rimedio alla distorsione della concorrenza che gli aiuti incompatibili hanno causato nel mercato interno è indispensabile che essi vengano recuperati rapidamente" ha dichiarato Joaquín Almunia, Commissario responsabile per la Concorrenza.

Il 23 febbraio 2011, la Commissione ha rilevato che le tariffe elettriche preferenziali concesse dall'Italia a Portovesme, ILA e Eurallumina avevano conferito a tali imprese un indebito vantaggio economico sui loro concorrenti e avevano falsato la concorrenza sul mercato interno. Gli aiuti, finanziati da tutti gli utilizzatori di energia elettrica in Italia, hanno avuto come solo effetto quello di ridurre i costi di funzionamento dei beneficiari e di migliorare la loro posizione concorrenziale, senza promuovere finalità di interesse comune. La Commissione ha pertanto ingiunto all'Italia di recuperare circa 18 milioni di euro dai beneficiari.

Benché fosse tenuta ad attuare immediatamente ed efficacemente tale decisione, a quasi un anno dalla sua adozione l'Italia non ha recuperato gli aiuti. La Commissione ha pertanto deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia.

Gli Stati membri dell'UEsono tenuti a recuperare gli aiuti di Stato che la Commissione ritiene incompatibili entro il termine stabilito nella decisione della Commissione. Il rispetto del termine imposto è estremamente importante poiché eventuali ritardi nel recupero degli aiuti illegali mantengono la distorsione della concorrenza causata dagli aiuti stessi. Se uno Stato membro non si conforma alla sentenza della Corte, la Commissione può chiedere a quest'ultima di comminargli il pagamento di penalità.

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