Confindustria Padova: stretta creditizia per 7 aziende su 10
Fra ottobre e dicembre la produzione aumenta per il 30,8% delle aziende (37,5 nel trimestre precedente), il valore più basso da inizio 2010. Prevale la quota di chi ha ridotto l’attività, pari al 38,8%. La contrazione riguarda le imprese di ogni dimensione, in particolare quelle tra i 20-49 addetti. Tra i comparti, flessione per il metalmeccanico con produzione in aumento per il 32,6% (dal 45,2). Gli indicatori qualitativi anticipano ulteriori difficoltà per i prossimi mesi. Diminuiscono sensibilmente gli ordinativi, più consistenti per il 25,8%, mentre balza dal 29,9 al 40,5% la quota di chi li riduce. Peggiora l’orizzonte di lavoro assicurato: per il 74,6% non supera i tre mesi e di questi il 34,3 non arriva a un mese. Gelata della domanda interna, con il 44,1% delle aziende che riduce le vendite in Italia e il 22,9 che le aumenta. Il traino maggiore viene ancora dall’export, che però rallenta la sua corsa per il quarto trimestre consecutivo: il 33,7% delle aziende aumenta le vendite all’estero, il 23,2% le riduce. Arretrano le esportazioni sia nei mercati extra-europei (in aumento per il 25,5), che nell’area Ue (aumento per il 26,4).
L’occupazione si mantiene stabile per il 63,8% delle imprese; la quota di chi ha ridotto gli organici (20,4%) torna a superare quella di chi ha fatto nuove assunzioni (15,8%). Diminuiscono, dal 54 al 43,9%, le assunzioni a tempo determinato, aumentano quelle a tempo indeterminato (da 23 a 29,5%) e il ricorso al lavoro interinale (da 22,5 a 26,6%).
Lo scivolone del quarto trimestre conferma il profilo a due facce del 2011, dove ad un primo semestre positivo è seguita una seconda parte d’anno in decisa frenata. Si allentano le tensioni sui costi di materie prime e semilavorati, in aumento per il 62,4% delle imprese (dal 66,3%). Non si arresta invece per il quinto trimestre consecutivo il rialzo dei tassi di interesse applicati dalle banche, con credito molto selettivo e più caro per il 67,4% (60,1 nel trimestre precedente, ma 34,9% nel quarto 2010). Peggiorano i problemi di liquidità, giudicata tesa dal 37,6% del campione, anche a causa dell’allungamento dei tempi di pagamento: il 63,9% lamenta ritardi.
Le previsioni per il primo trimestre 2012 delineano una sostanziale debolezza dell’attività. La produzione è attesa in crescita dal 19,3% delle aziende padovane, in calo dal 31% (saldo da +5 a -12). Attese negative sugli ordini interni; minore fiducia anche sulla tenuta della domanda estera, in crescita per il 24% (in discesa per il 17,5). Il 72,4% giudica stabili le prospettive dell’occupazione. L’incerto scenario economico suggerisce attendismo e prudenza ma non cancella gli investimenti, previsti nei prossimi dodici mesi dal 60,1% delle aziende; scende al 19,3% (dal 23,4) la quota di chi aumenterà gli impieghi, soprattutto in innovazione di processo, sostituzione di impianti, ricerca e sviluppo.
«Il quarto trimestre e le previsioni di inizio anno confermano il momento di forte difficoltà delle imprese, anche se con ampie differenze settoriali tra chi ha tenuto meglio grazie alla propensione internazionale e chi, operando prevalentemente sul mercato interno, soffre di più. Sono prospettive non rosee, perché in termini reali siamo prossimi a una crescita negativa. Ma non sono dati scolpiti nella pietra. Dobbiamo attivarci con tutte le energie possibili per farli mutare. Con la stessa determinazione mostrata finora, il Governo deve mettere sul piatto la carta della crescita. Parliamo di infrastrutture, di mercato del lavoro più flessibile e inclusivo, di banda larga, di incentivi alla ricerca, di misure concrete per riattivare gli investimenti esteri. Sarà decisivo l’afflusso di credito alle aziende meritevoli, senza il quale si allontana l’uscita dalla crisi». Così il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin commenta i risultati dell’indagine congiunturale realizzata da Ufficio Studi di Confindustria Padova e Fondazione Nord Est su un campione di 345 imprese.
«Liberalizzazioni e semplificazioni avranno effetti positivi ma differiti nel tempo - analizza Pavin - l’urgenza è dare subito una scossa. Come l’anticipo della delega fiscale, modificando la composizione del prelievo in favore della crescita. Se ogni euro recuperato all’evasione fiscale fosse utilizzato per alleggerire la pressione su famiglie e imprese, quest’ultima al 68,5% del risultato operativo lordo, potremmo assistere a un’evoluzione positiva verso fine anno. Sono infatti risorse che entrerebbero immediatamente in circolo, a disposizione dei consumi e degli investimenti».
Ma l’altro nodo decisivo in questa fase di congiuntura economica severa resta il credito. «La tensione sugli spread si allenta, non così la stretta creditizia, certificata dallo stesso Governatore di Bankitalia Visco - rileva il presidente di Confindustria Padova -. Anzi, i tassi sui prestiti bancari negli ultimi tre mesi sono ancora più onerosi per sette aziende padovane su dieci. A queste condizioni è impossibile far ripartire gli investimenti o anche solo finanziare il circolante e si rischia di perdere un pezzo di economia sana». La priorità è «una nuova moratoria sulle rate di mutuo delle imprese per allentare la crisi di liquidità, ma soprattutto evitare di inaridire il credito alle aziende». «Gli imprenditori devono fare il proprio, capitalizzando. Ma nessuna idea d’impresa regge senza i finanziamenti delle banche. Gli istituti non hanno più alibi e ne avranno ancora meno con l’imminente nuova iniezione di liquidità della Bce. Una parte cospicua di quella liquidità vada a finanziare le aziende sane e vitali. Non sulla base di un merito di credito calcolato a tavolino su parametri standard, ma sull’analisi qualitativa di idee, mercati, business. Non vedo altro modo per dare sostanza a quella svolta “dei territori” da tempo annunciata dalle banche, ma di cui i territori non si sono ancora accorti».