Fenice: d’Espinosa dirige musiche di Mancuso, Bach, Mozart
Il concerto si aprirà con la prima esecuzione assoluta di War ein großes Genie… nell’orecchio di Gottfried Heinrich Bach, un brano per orchestra commissionato dalla Fondazione Teatro La Fenice al compositore veneziano Giovanni Mancuso nell’ambito del progetto «Nuova musica alla Fenice». Seguirà la Suite per orchestra n. 4 in re maggiore BWV 1069 di Johann Sebastian Bach, terzo appuntamento con l’integrale delle quattro Suite di Bach, e nella seconda parte della serata la Sinfonia n. 41 in do maggiore KV 551 di Wolfgang Amadeus Mozart, detta Jupiter.
La pomeridiana di domenica 26 febbraio 2012 rientra nell’iniziativa «La Fenice per la provincia» rivolta ai residenti nella provincia di Venezia e promossa in collaborazione con l’amministrazione provinciale veneziana.
Con War ein großes Genie… nell’orecchio di Gottfried Heinrich Bach giunge a conclusione la rassegna di nuove commissioni ispirate alla musica di Johann Sebastian Bach con cui la Fondazione Teatro La Fenice ha voluto ribadire la centralità, nella sua programmazione, del dialogo tra tradizione classica e musica del presente. Dopo Filippo Perocco e Paolo Marzocchi, il veneziano Giovanni Mancuso (1970-), fondatore del Laboratorio Novamusica e attivo in tutta Europa come autore, pianista e direttore, è il terzo giovane compositore italiano scelto dalla Fenice per cimentarsi attraverso l’eredità bachiana con la scrittura sinfonica contemporanea. Il suo brano prende spunto dalla figura di Gottfried Heinrich Bach, primogenito del matrimonio di Bach con Anna Magdalena, gravemente autistico eppure straordinario improvvisatore creativo al clavicembalo: «un vero genio che non poté svilupparsi» secondo il fratello Carl Philipp Emanuel. Immaginando quale potesse essere la percezione che l’idiot-savant di casa Bach aveva della musica del padre, Mancuso propone l’ascolto di una sorta di distorsione percettiva dove affiorano gli echi del laboratorio musicale bachiano, con frammenti dalla Johannes Passion, dal Clavierbüchlein vor Anna Magdalena Bach e dai Verschiedene Canones BWV 1087 filtrati attraverso il prisma, in bilico tra demenza e genialità, dell’orecchio di Gottfried Heinrich.
Scritte tra il 1720 e il 1739, le quattro Suite per orchestra BWV 1066-1069 di Johann Sebastian Bach – le uniche arrivate a noi di una serie sicuramente assai più ampia – sono probabilmente composizioni occasionali destinate a eventi di intrattenimento alla corte di Köthen (dove Bach fu Kapellmeister dal 1717 al 1723) o alla Thomasschule di Lipsia (dove Bach insegnò dal 1723 in poi). La loro struttura, caratterizzata da una successione di brani in tempo di danza, fa infatti pensare a composizioni destinate alle cerimonie pubbliche e agli intrattenimenti della corte, anche se alcuni elementi filologici spingono a posticiparne la datazione al periodo di Lipsia. La Suite n. 4, verosimilmente composta prima del 1725, si articola in cinque movimenti: Ouverture, Bourrée I e II, Gavotte, Menuet I e II e un movimento finale intitolato Réjouissance, a riprova del carattere festivo della composizione.
Summa inarrivabile di antico e moderno ed esempio straordinario di quell’arte dei contrasti – miracolosa descrizione in termini musicali della cangiante natura dell’animo umano – che è uno degli elementi essenziali della musica di Mozart, la Sinfonia n. 41 KV 551 detta Jupiter è l’ultima delle sinfonie del salisburghese, composta a Vienna nel 1788. Che l’epiteto, non originale, risalga al 1845 o sia stato coniato da Salomon, l’impresario di Haydn, all’epoca della nascita della composizione, l’accostamento con Giove le si adatta splendidamente per la sintesi ‘olimpica’ di contrappunto bachiano e linguaggio sinfonico moderno e per il tono appassionato e grandioso che tutta la pervade.
GAETANO D’ESPINOSA
Nato a Palermo nel 1978, ha studiato violino con Mihai Spinei e composizione con Turi Belfiore, perfezionandosi quindi con Salvatore Accardo all’Accademia Walter Stauffer di Cremona. Dal 2001 al 2008 è stato Konzertmeister della Staatskapelle di Dresda, con cui ha anche eseguito, in veste di solista, il suo Concerto per violino e orchestra d’archi sotto la direzione di Christian Arming. A questo periodo risalgono il suo debutto come direttore d’orchestra alla Konzerthaus di Berlino e l’incontro determinante con Fabio Luisi, che lo invita come suo assistente a Vienna e più tardi al Pacific Music Festival di Sapporo. Nel maggio 2010 debutta alla Semperoper di Dresda con La traviata, dirigendo inoltre la Philharmonia di Praga, la Filarmonica di Poznań, le Orchestre da camera di Dresda e Berlino, la Brandenburgisches Staatsorchester, la Thüringen-Philharmonie e la Kremerata Baltica. Nel 2011 ha diretto due recite di Pagliacci al Teatro Carlo Felice di Genova e ha debuttato con l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, con l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo e al Festival di Spoleto con l’Orchestra Verdi di Milano. Ha collaborato come direttore d’orchestra con solisti quali Steven Isserlis, Gidon Kremer, Gary Hoffman e Annick Massis e come camerista con Jörg Demus, Malcolm Bilson e Peter Bruns. Ha iniziato la stagione 2011-2012 con una nuova produzione di Otello di Verdi all’Opera di Graz e con concerti a Trieste, a Praga e in Giappone.