Sciopero immigrati. Ma qual è il loro valore economico?
Gli stranieri nel mercato del lavoro. L’Italia conta oltre 2,2 milioni di occupati stranieri, la maggior parte concentrati nelle aree settentrionali: oltre mezzo milione nella sola Lombardia, oltre 200mila in Emilia Romagna, Piemonte, Lazio e Veneto. Ma dal 2008 al 2011 si è assistito in Italia ad un aumento del tasso di disoccupazione di 3,4 punti percentuali passando dell’8,1% all’11,5%, raggiungendo 291mila immigrati senza lavoro. Questo significa che nel triennio considerato un nuovo disoccupato su quattro ha origini straniere. La crisi sembra però non aver fermato la voglia di fare impresa da parte degli immigrati: gli attuali 402mila imprenditori di origine straniera (che rappresentano il 9% di tutti gli imprenditori in Italia) sono aumentati in numerosità nell’ordine del 3% dal 2010. Tra lavoro dipendente e autonomo gli stranieri, secondo alcune stime, contribuirebbero alla formazione del 12,1% del Pil nazionale, che tocca il 15% in Umbria e che supera il 14% in Veneto, Piemonte, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna.
Effetto sostituzione italiani - stranieri per alcune professioni. Gli stranieri sono occupati prevalentemente in lavori dalla media e bassa qualifica. Quasi un terzo è occupato in professioni non qualificate e il loro numero è cresciuto più di quanto non si sia verificato per altre professionalità. Tra le prime professioni più ricoperte da stranieri, sembra che molti mestieri “manuali” siano stati “snobbati” dagli italiani, che hanno lasciato progressivamente il posto agli stranieri, assistendo ad un vero e proprio effetto sostituzione. Nel caso di categorie come la ristorazione (cuochi, camerieri, baristi), i lavoratori non qualificati nell’industria e le figure di saldatori, montatori e lattonieri i nuovi ingressi di stranieri hanno superato di gran lunga gli abbandoni degli italiani (oversostituzione). Si registra una perfetta sostituzione (quando il flusso in entrata di stranieri è simile a quello in uscita degli italiani) nel commercio ambulante e nelle professioni di laccatori, palchettisti e pittori. Si tratta di sostituzione parziale per i magazzinieri, manovali edili, muratori, carpentieri, ponteggiatori, pavimentatori, idraulici, installatori…
Redditi dichiarati e Irpef pagato. In Italia si contano complessivamente 3,2 milioni di contribuenti nati all’estero che dichiarano oltre 40 milioni di €: tradotto in termini relativi si tratta del 7,9% di tutti i contribuenti e del 5,1% del redditi complessivamente dichiarato in Italia. Gli stranieri dichiarano mediamente 12.507 € e si tratta quasi esclusivamente di redditi da lavoro dipendente. I nati all’estero nel 2009 hanno pagato di Irpef quasi 6 miliardi di €, che equivale a 2.810 € a testa.
Gli stranieri ringiovaniscono l’Italia. Oltre a contribuire allo sviluppo economico, gli stranieri concorrono ad abbassare l’età della popolazione italiana. Non solo i 4,5 milioni di stranieri residenti sono mediamente giovani, ma di tutte le nascite quasi il 14% è nato da genitori stranieri. Si stima che in Italia vi siano più di 650mila giovani di seconda generazione, ossia minori che per la nostra giurisdizione sono considerati cittadini stranieri pur essendo nati nel territorio italiano.
“La raccolta e l’analisi di dati sull’impatto economico dell’immigrazione” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “permette di delineare un profilo il più possibile oggettivo del fenomeno migratorio, affinché questo non faccia parte esclusivamente della agende politiche sulla sicurezza, ma che sia riconosciuto come vero e proprio strumento di sviluppo economico, prosperità e competitività: in sostanza un valore economico. Questo rende ancora più urgente una seria riflessione sul diritto di cittadinanza: un bambino che nasce in Italia da genitori stranieri acquisisce la loro cittadinanza e non quella italiana, cioè del Paese nel quale è nato e nel quale molto probabilmente costruirà il proprio futuro”.
(Fonte: Fondazione Leone Moressa)