Edilizia verso dove?
E sconsolati, quanto se non di più dei due presidenti, sono gli imprenditori artigiani e non artigiani tant'è che appena il 10% spera che nei prossimi sei mesi possa esseri un miglioramento della situazione, mentre quasi il 40% ritiene che gli affari caleranno in modo sensibile. Questo anche tra gli artigiani che per altro hanno subito una minore diminuzione del fatturato nell'ultimo trimestre del 2011 (2,1% contro il 4,4% dei non artigiani). Un dato questo, forse legato anche al fatto che il vero tracollo si è avuto nelle nuove costruzioni: basti pensare che tra il 2008 e il 2011 la diminuzione del fatturato per nuove costruzioni è stata del 37,9%. In cifre assolute vuol dire che dai 6 miliardi e 47 milioni del 2008 (prima che scoppiasse la crisi) si è scesi in tre anni ai 3 miliardi e 757 milioni del 2011, con una prospettiva di una ulteriore discesa quest'anno a circa 3 miliardi e mezzo.
Un po' meglio va nel comparto del rinnovo delle abitazioni esistenti (stabile sui 4 miliardi e 800 milioni tra il 2008 e il 2011 e che nel 2012 potrebbe perdere 'solo' 200 milioni) probabilmente anche sulla spinta dei lavori di efficientamento energetico. Il Piano Casa regionale, che sembrava aver dato un segnale importante sul mercato, in realtà non viene utilizzato da quattro imprese su dieci.
In questo quadro si riduce il numero delle imprese in edilizia (meno 2 %) e ne risente pesantemente l'occupazione (meno 1,4%): mai così pochi gli occupati in edilizia dal 2005 a questa parte.
Sempre più insomma il mercato immobiliare, e su questo concordano i presidente Bianchi e Piva, è legato alle banche. Senza mutui alle famiglie, senza credito alle imprese il mercato si ferma, recede. E per i prossimi sei mesi, sperare in una inversione di tendenza sembra proprio una 'missione impossibile'.
M.O.