In Sicilia allarme idrogeologico, a Nordest rischio siccità
L’ARPAV (Agenzia Regionale Protezione Ambiente Veneto) segnala, da ottobre a gennaio, un deficit di precipitazioni nevose pari al 40% sopra i 2200 metri ed al 70% tra i 1200 e i 1600 metri di quota.
Tale fenomeno si traduce in una diminuzione sensibile del volume di acqua, presente nei bacini montani, fonte indispensabile di accumulo per garantire anche l’irrigazione nei territori agricoli a valle: i principali invasi del fiume Piave (lago di Pieve di Cadore, lago del Mis, lago di Santa Croce) sono ad un terzo della capacità; una situazione analoga si registra lungo il fiume Brenta, che va a completare un quadro generale che , dall’inizio dell’anno, segnala indicativamente riserve idriche inferiori del 10% rispetto alla media.
Nel lago Centro Cadore è stata addirittura verificata una moria eccezionale di pesci.
“Il perdurare di questa situazione – segnala il Presidente dell’Unione Veneta Bonifiche, Giuseppe Romano - fa presagire un’apertura di stagione primaverile molto siccitosa; considerata anche la necessità di garantire i minimi flussi vitali dei fiumi, l’avvio del servizio irriguo potrebbe esserne compromesso con conseguenti gravi danni per l’agricoltura.”
Nel vicino Friuli Venezia Giulia, considerato il “catino” d’Italia, non piove significativamente da circa sei mesi, causando un forte abbassamento delle falde acquifere.
“Per questo – chiosa Massimo Gargano, Presidente A.N.B.I. - l’Autorità di Bacino Alto Adriatico promuoverà a breve un incontro, presenti anche le Unioni Regionali Bonifiche di Veneto e Friuli Venezia Giulia, per aprire un confronto con i gestori delle centrali idroelettriche al fine di prevenire un’eventuale situazione d’emergenza. E’ un metodo che condividiamo ed abbiamo sollecitato, perchè indispensabile a ricercare la contemperazione fra i diversi interessi, che insistono sulla risorsa acqua, pur nella consapevolezza che la legge prevede la priorità dell’uso agricolo dopo quello umano.”