Fotovoltaico a terra: la Regione Veneto individua i siti no
“Cittadini e aziende erano in attesa che si facesse la necessaria chiarezza su questi delicati aspetti che condizionano l’attività in un settore di grande interesse economico e ambientale – rileva l’assessore regionale ai lavori pubblici e all’energia, Massimo Giorgetti –. Il provvedimento che abbiamo approvato sarà ora sottoposto alla valutazione della Commissione consiliare competente, in considerazione del fatto che lo strumento normativo ultimo con il quale dovranno essere definite le aree e i siti non idonei all’installazione degli impianti è il Piano Energetico Regionale, la cui approvazione è di competenza del Consiglio regionale”.
“Il nostro obiettivo – ha continuato Giorgetti – è quello di rendere il più agevole, snello e veloce possibile l’iter di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio degli impianti da fonti rinnovabili, offrendo agli operatori un quadro certo e chiaro di riferimento e orientamento per la loro localizzazione, ma sempre nel pieno rispetto degli strumenti di pianificazione ambientale, territoriale e paesaggistica. Non idonee, pertanto, a questo tipo di installazioni, in base poi anche alle diverse tipologie di impianti e alle loro dimensioni, sono quelle aree particolarmente vulnerabili alle trasformazioni, aree di pregio ambientale e storico-artistico, da tutelare per la loro peculiarità in tema di tradizioni agroalimentari locali, biodiversità e paesaggio rurale”.
Più dettagliatamente, i siti considerati incompatibili con insediamenti di tipo fotovoltaico a terra che comportano maggior consumo di territorio individuati in questa fase sono: i siti inseriti nella lista mondiale dell’UNESCO; le zone umide di importanza internazionale designate ai sensi della Convenzione di Ramsar; la Rete Natura 2000; i territori inseriti nell’elenco delle aree naturali protette; le aree agricole interessate da produzioni agroalimentari di qualità (produzioni biologiche, DOP, IGP, DOC, DOCG, produzioni tradizionali); le aree ad elevata utilizzazione agricola, individuate dal PTRC.
La Giunta veneta, confermando che in tutto il territorio regionale gli impianti solari fotovoltaici, con moduli a terra, possono essere realizzati subordinatamente alla compatibilità degli stessi con gli atti di pianificazione territoriale vigente, nonché con gli strumenti di tutela e di gestione previsti dalle specifiche normative di settore, ha anche stabilito che gli impianti di potenza fino a 6 kW rientrino nella categoria dell’autoconsumo e siano esclusi da questa disciplina. Inoltre, per garantire la corretta pianificazione delle trasformazioni nelle “aree ad elevata utilizzazione agricola”, si prevede l’istituzione di uno specifico Registro regionale delle superfici interessate alla realizzazione di impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra.
“Segnalo, infine – conclude Giorgetti – che siamo anche impegnati a conciliare le politiche di salvaguardia del territorio con quelle di sviluppo e valorizzazione delle energie rinnovabili e i nostri atti di programmazione debbono essere congruenti con la quota di burden sharing assegnataci, in base allo schema approvato recentemente dalla Conferenza Stato-Regioni”. Il burden sharing non è altro che il target vincolante di produzione attribuito sulle energie rinnovabili alle regioni: una ripartizione che stabilisce in quale misura ognuna di esse deve concorrere all’obiettivo nazionale in materia di sviluppo delle fonti energetiche pulite previsto dalla Direttiva europea 20 20 20, che per l’Italia è pari al 17% del consumo energetico lordo; la quota di contributo del Veneto per il 2020 è pari al 10,3 del totale nazionale.
(Fonte: Regione Veneto)