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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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Riforma Ocm agrumi

28/09/2006
Con una produzione di quasi 3 milioni di tonnellate l’anno, di cui 1/3 alla trasformazione, un valore di oltre 700 milioni di euro, un giro di affari complessivo di oltre 2 miliardi di euro, e soprattutto con una qualità apprezzata e riconosciuta in tutto il mondo, l’agrumicoltura rappresenta uno dei settori di punta della nostra agricoltura e una ricchezza insostituibile per alcune aree del nostro Paese, come la Sicilia. “Siamo entrati nella fase calda del negoziato per la riforma delle organizzazioni comuni di mercato per l’ortofrutta (fresca e trasformata) e per il vino – ha detto Vecchioni. - Inutile dire che noi vogliamo il massimo impegno del nostro Paese. I tempi sono strettissimi: fra poco più di 2 mesi si inizierà a giocare a carte scoperte con la presentazione di una proposta formale della Commissione e dobbiamo fin da oggi decidere quale sarà la strategia del nostro Governo.”



Vecchioni ha ricordato che il settore ortofrutticolo europeo assorbe appena il 2% della spesa totale per i sostegni agricoli, ma genera oltre il 20% del valore della produzione agricola del continente. “Proprio per questo motivo – ha detto Vecchioni - è un settore le cui politiche vanno seguite con particolare attenzione.”



Le prime indiscrezioni che circolano negli ambienti comunitari relative ai trasformati non sono, a parere di Confagricoltura, rassicuranti. “Abbiamo l’impressione – ha detto il componente della giunta di Confagricoltura, Salvatore Giardina – che la Commissione non voglia mettere in questa riforma il necessario impegno. E questo non va bene, perché il negoziato si prospetta difficile, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello politico.”



Dal punto di vista tecnico, la difficoltà sta nell’individuare una forma di sostegno che non crei squilibri tra le diverse zone di produzione e che allo stesso tempo non generi un livello d’aiuto unitario così basso da essere ininfluente ai fini della continuazione dell’ attività.

Dal punto di vista politico, la difficoltà risiede nella capacità del nostro Paese di consolidare le risorse comunitarie destinate fino ad oggi all’Italia.



“L’obiettivo principale per il nostro Paese – ha detto Giardina - sarà quello di mantenere il più possibile la dotazione finanziaria e contemporaneamente evitare che questa venga distribuita sulla base di un regime di pagamento unico aziendale che premierebbe solo le imprese che, in passato, hanno destinato gran parte della propria produzione all’industria. Bisogna, invece, incentivare chi svolge l’attività di imprenditore agricolo che produce per il mercato.”

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