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Imu sui fabbricati rurali: agriturismo in ginocchio

15/03/2012
“Abbiamo faticosamente investito e lavorato per dare un’opportunità di reddito alle nostre aziende, ma anche per affermare una cultura del recupero edilizio che salvasse e valorizzasse il prezioso patrimonio paesaggistico del nostro Paese. Il peso esagerato dell’IMU sui fabbricati rurali manderà tutto in fumo!” Si sfoga così Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist (Confagricoltura), di fronte al faticoso ed incerto decorso della trattativa col Governo per un ridimensionamento dell’IMU agricola.

Il Governo ha, chiaramente, sbagliato i conti. Li corregga al più presto se non vuole mettere in ginocchio le imprese agricole, in modo particolare quelle impegnate anche nell’attività agrituristica. “Siamo pronti - prosegue la Presidente di Agriturist - a contribuire alla soluzione dei problemi di bilancio dello Stato, ma la nostra disponibilità non può andare oltre una ragionevole equità”.

Agriturist stima che le 20 mila aziende agrituristiche italiane, solo per le strutture destinate all’ospitalità, spenderanno di IMU circa 24 milioni di euro; e altrettanti andranno ai professionisti che dovranno effettuare l’accatastamento. Su un fatturato di settore stimato in 1.150 milioni di euro, e un utile d’impresa di circa 280 milioni, siamo ad un taglio del reddito nell’ordine del 17%.

Siccome le aziende agrituristiche sono, prima di tutto aziende agricole, devono altra IMU per i terreni e per i fabbricati necessari alla gestione delle coltivazioni e degli allevamenti… Gli oneri da sostenere, mediamente, raddoppiano, ma per molti crescono anche di quattro volte.

Le situazioni aziendali “al limite”, secondo Agriturist, si moltiplicano. E, in molti casi, di fronte al peso esorbitante dell’IMU, si pensa all’abbattimento degli edifici fatiscenti che saranno gravati dall’imposta anche se non producono alcun reddito. Le prospettive di recupero di questo prezioso patrimonio paesaggistico, aperte dall’opzione agrituristica, si allontanano; e il turismo perderà irreversibilmente delle concrete opportunità di sviluppo.

Ci sono poi le imprese a rischio chiusura. Secondo Agriturist sarebbero circa il 5%. Dietro l’angolo ci sono i grandi capitali, in alcuni casi di dubbia provenienza, pronti ad investire con fini speculativi. Le conseguenze sull’agricoltura e sull’assetto del territorio, si annunciano dirompenti.

(Fonte: Agriturist)

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