Rapporto Unioncamere
Ma non è questo il solo dato negativo presentato dal presidente Unioncamere, Alessandro Bianchi: la relazione prevede infatti una decisa contrazione dei consumi delle famiglie (-1,8%) e un calo delle unità di lavoro dello 0,4% entro la fine dell'anno, con un tasso di disoccupazione che sale al 5,4% (certamente migliore del dato nazionale, ma da tempo mai così alto nel Veneto).
Nel dettaglio i dati dicono che, nel 2011, l'avanzo commerciale del Veneto è risultato pari a 9,7 miliardi di euro, un valore superiore a quello dell'anno precedente, a seguito della dinamica delle importazioni (+5,9%) più debole rispetto a quella delle esportazioni (+10,2%) con la Germania che si è confermata il principale partner commerciale (13,9% dell’export veneto).
Comparto per comparto, la produzione dell'agricoltura veneta è cresciuta del 5% rispetto all'anno precedente, raggiungendo i 5 miliardi di euro di fatturato. La produzione industriale ha registrato una variazione positiva del +2,3%. Nonostante il dato annuale complessivo sia positivo, i valori della produzione registrati nei singoli trimestri hanno evidenziato una dinamica via via decrescente che ha chiuso l'anno con una contrazione del -1,4%. La più grave crisi è quella dell’edilizia: in tre anni il mercato ha perso quasi 3 miliardi di investimenti (-16,4% in termini reali e del -20,8% in valori costanti) e grava in modo consistente anche sul sistema imprenditoriale (-0,7% le imprese artigiane e non artigiane attive rispetto al 2010).
Anno deludente il 2011 per le vendite al dettaglio con la caduta delle vendite in particolare dei prodotti non alimentari: la contrazione media annua è del -2,7%.
Unico settore davvero positivo nel veneto è quello turistico: nel corso del 2011 sono state registrate oltre 63,4 milioni di presenze (+4,2%) e quasi 15,8 milioni di visitatori (+8,1%). La permanenza media risultata tuttavia ancora in flessione (4 giorni contro i 4,2 dell'anno precedente). Quasi due terzi delle movimentazioni sono state generate dal turismo internazionale, testimoniando ancora una volta il grado di attrazione che il nostro territorio ha nei confronti dei viaggiatori d'oltreconfine.
Ma la preoccupazione generale viene dal mercato del lavoro per un 2011 che ha chiuso con un saldo occupazionale negativo di oltre 15 mila posti di lavoro. La dinamica è stata positiva soprattutto per il terziario (+5,6%). Il settore industriale, invece, pur mostrando un aumento delle assunzioni, ha segnato una variazione nettamente inferiore a quella dell'anno precedente (+4,9% contro il +20% del 2010), determinata dal brusco calo delle assunzioni in alcuni comparti del Made in Italy e nel settore delle costruzioni.
Mario Ongaro
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