Stock: delocalizza dopo cessione all’estero del 1995
La delocalizzazione industriale - sottolinea la Coldiretti - è solo l’ultima fase di un processo che inizia con l’importazione delle materie prime dall’estero da utilizzare al posto di quelle nazionali nella preparazione di cibi e bevande, continua con l’acquisizione diretta di marchi storici da parte degli stranieri e finisce con la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero. Una tendenza - continua la Coldiretti - favorita dalla crisi che rende piu’ facile lo shopping straniero in Italia e meno costosa la produzione all’estero. Dinanzi a tale rischio occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi.
Ad essere presi di mira sono sopratutto i prodotti simbolo dell’Italia e della dieta mediterranea, dall’olio al vino fino alle conserve di pomodoro. Nell’ultimo anno - sottolinea la Coldiretti - sono stati ceduti all’estero tre pezzi importanti del Made in Italy alimentare che sta diventando un appetibile terra di conquista per gli stranieri con la tutela dei marchi nazionali che è diventata una priorità per il Paese. L’ultimo “pezzo da novanta” del Made in Italy a tavola a passare in mani straniere è stata - ricorda la Coldiretti - la Ar Pelati, acquisita dalla società Princes controllata dalla Giapponese Mitsubishi. Poche settimane prima era toccato alla Gancia, casa storica per la produzione di spumante, essere acquistata dall'oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vokda Russki Standard. La francese Lactalis è stata, invece protagonista - sottolinea la Coldiretti – dell’operazione che ha portato la Parmalat finire sotto controllo transalpino. Ma andando indietro negli anni non mancano altri casi importanti, dalla Bertolli, acquisita nel 2008 dal gruppo spagnolo SOS, alla Galbani, anche questa entrata in orbita Lactalis, nel 2006. Lo stesso anno gli spagnoli hanno messo le mani pure sulla Carapelli, dopo aver incamerato anche la Sasso appena dodici mesi prima. Nel 2005 - continua la Coldiretti - la francese Andros aveva acquisito le Fattorie Scaldasole, che in realtà parlavano straniero già dal 1985, con la vendita alla Heinz. Nel 2003 hanno cambiato bandiera anche la birra Peroni, passata all'azienda sudafricana SABMiller, e Invernizzi, di proprietà da vent’ani della Kraft e ora finita alla Lactalis. Negli anni Novanta erano state Locatelli e San Pellegrino ad entrare nel gruppo Nestlè, anche se poi la prima era stata “girata” alla solita Lactalis (1998). La stessa Nestlè - conclude la Coldiretti - possedeva già dal 1995 il marchio Antica gelateria del corso e addirittura dal 1988 la Buitoni e la Perugina.
MARCHI DEL MADE IN ITALY CHE NON C’E’ PIU’
2012
PELATI AR - ANTONINO RUSSO - Acquisito nel 2012 dalla società Princes controllata dalla Giapponese Mitsubishi
2011
PARMALAT - Acquisita dalla francese Lactalis
GANCIA - Acquisito dell'oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vokda Russki Standard
2008
BERTOLLI - Venduta a Unilever e quindi acquisita dal gruppo spagnolo SOS
2008
STOCK - Venduta alla tedesca Eckes A.G. nel 1995 e quindi acquisita dagli americani della Oaktree Capital Management
2006
GALBANI - Acquisita dalla francese Lactalis
CARAPELLI - Acquisita dal gruppo spagnolo SOS
2005
SASSO - Acquisita dal gruppo spagnolo SOS
FATTORIE SCALDASOLE - Venduta a Heinz nel 1995 e quindi acquisita dalla francese Andros
2003
PERONI - Acquisita dall'azienda sudafricana SABMiller
INVERNIZZI - Venduta a Kraft nel 1985 e quindi acquisita dalla francese Lactalis
1998
LOCATELLI - Venduta a Nestlè e quindi acquisita dalla francese Lactalis
SAN PELLEGRINO - Acquisito nel 1998 dalla svizzera Nestle’
1993
ANTICA GELATERIA DEL CORSO - Acquista dalla svizzera Nestlè
1988
BUITONI - Acquisito dalla svizzera Nestlè
PERUGINA - Acquisito dalla svizzera Nestlè
Fonte: Coldiretti