Difesa idraulica: sì protezione civile, ma serve prevenzione
“Dal periodo post-bellico – prosegue Martuccelli - si è vieppiù trascurato il fondamentale rapporto tra sviluppo e compatibilità idrauliche ed i Governi hanno continuato a porre poca attenzione a quella che oggi è un’evidente priorità per qualsiasi prospettiva di rilancio dell’economia del Paese. Non mancano certo le conoscenze e i dati sullo stato del territorio (dalle Autorità di Bacino ai Consorzi di bonifica) e, accanto alla giusta riforma della Protezione Civile, serve un Piano Straordinario di Manutenzione del Territorio, cui deve accompagnarsi l’azione quotidiana di adeguamento del reticolo idraulico; in questo, occorre una forte sinergia con gli enti territoriali, in particolare fra Consorzi di bonifica e Comuni. L’ANBI – ricorda il Direttore Generale - lo evidenzia da tempo e, da ormai tre anni, produce un Piano Nazionale per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, tuttora disatteso in un Paese, dove si segnalano 500.000 frane ed oltre un milione di edifici a rischio idrogeologico, tra cui centinaia di ospedali e scuole.
In questo quadro – conclude - le donne hanno un compito importante non solo nella diffusione della conoscenza, ma ormai anche nella governance dell’equilibrio ambientale del Paese per evitare che, con un’efficace immagine, a novembre l’Italia sia sempre sott’acqua.”