Diritto ad un processo equo
“Lei ha diritto a…una comunicazione dei diritti”. Presto questo sarà ciò che accadrà a chiunque sia arrestato o fermato in qualunque parte dell’Unione europea. I ministri della Giustizia UE hanno adottato una nuova legge proposta dalla Commissione europea per garantire agli imputati il diritto all’informazione durante il procedimento penale. Grazie alla “direttiva sul diritto all’informazione nei procedimenti penali”, gli indagati di un reato saranno informati sui loro diritti in una lingua che comprendono. Il provvedimento garantirà che i paesi dell’Unione europea forniscano a chiunque venga arrestato – o sia oggetto di un mandato d’arresto europeo – una comunicazione dei diritti che elenca i loro diritti fondamentali nel quadro del procedimento penale. Secondo le stime, una volta entrata in vigore (due anni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, attesa nelle prossime settimane), la nuova legge si applicherà a 8 milioni di procedimenti penali ogni anno in tutti e 27 gli Stati membri dell’UE. A tutt’oggi questo diritto è riconosciuto solo in un terzo degli Stati membri.
«Il diritto ad un processo equo è uno dei pilastri dei nostri sistemi giudiziari in Europa», ha dichiarato Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria UE per la Giustizia. «Questa nuova legge dell’Unione contribuirà a salvaguardare questo diritto garantendo che chiunque venga informato in merito ai propri diritti in modo chiaro e tempestivo. Questo giorno rappresenta una tappa fondamentale nel nostro cammino comune per assicurare ai cittadini europei l’accesso alla giustizia, ovunque essi si trovino nell’Unione europea. Desidero ringraziare il Parlamento europeo e i ministri della Giustizia dell’Unione europea per il loro sostegno alla proposta della Commissione. L’aver fatto di questo diritto ad un processo equo una realtà per i 500 milioni di cittadini dell’Europa in tempi così rapidi, rappresenta un precedente positivo per un’Europa dei diritti e della giustizia».
La direttiva garantirà che polizia e magistrati delle procure forniscano agli indagati informazioni sui loro diritti. In caso di arresto, le autorità forniranno tali informazioni per iscritto, in una comunicazione dei diritti redatta in un linguaggio semplice e di uso corrente. Gli indagati riceveranno sistematicamente la comunicazione anche se non la chiedono e, se necessario, potranno ottenerne la traduzione. Anche se la formulazione esatta della comunicazione è a discrezione degli Stati membri, la Commissione ha proposto un modello nelle 22 lingue dell’Unione. Ciò consentirà di garantire la coerenza a beneficio di chi attraversa le frontiere e di ridurre le spese di traduzione.
La comunicazione dei diritti conterrà dettagli pratici relativi ai diritti delle persone arrestate o detenute, quali: il diritto di non pronunciarsi, il diritto ad un avvocato, il diritto di essere informato dell’accusa, il diritto alla traduzione e all’interpretazione in qualunque lingua, se non si comprende la lingua del procedimento, il diritto di essere prontamente tradotto dinanzi a un’autorità giudiziaria e infine il diritto di informare un terzo dell’avvenuto arresto o della detenzione. La comunicazione dei diritti consentirà di evitare errori giudiziari e di ridurre il numero degli appelli.
(Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea)
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