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Aggravante numero uno: si sarebbe discusso sulla riforma per il taglio del 50% al finanziamento dei partiti.
Aggravante numero due: c’era una nutrita e speranzosa presenza di studenti in visita, ad ammirare tanta solerzia.
Sicuramente, detti fanciulli avranno immaginato una epidemia di influenza tardiva, tale da costringere a letto ben 610 (!) rappresentanti del popolo.
O, altrettanto sicuramente, vista la loro ingenuità, avranno immaginato uno sciopero di dimensioni bibliche, che avesse coinvolto simultaneamente aerei, treni, navi, taxi, nonché biciclette a noleggio.
Poveri illusi!
Ma come fare a dire loro la verità, come avere tanto sadismo nel raccontare loro come funzionano realmente le cose?
Eppure devono sapere, perché si dovranno preparare ad affrontare, dopo la delusione di un sistema scolastico sempre più allo sbando, le illusioni su un posto di lavoro precario che forse troveranno in età matura, una pensione che riscuoteranno (!) non prima dei novant’anni, ebbene sì, dovranno anche affrontare lo sdegno per una classe dirigente, che non è più in grado di rappresentarci.
Se in un ospedale, in una fabbrica, in un ufficio, in un qualsiasi luogo di lavoro, mancasse simultaneamente quasi il 97% della forza lavoro in un giorno, ci sarebbe la chiusura totale dell’impianto, il blocco immediato delle prestazioni ai malati, la chiusura simultanea di tutte le attività. Oppure il licenziamento in tronco degli assenti.
Ma alla Camera dei Deputati non funziona così.
I parlamentari possono comportarsi come vogliono, si sentono onnipotenti, sanno che i loro datori di lavoro (cioè noi) non possono licenziarli su due piedi, né tantomeno privarli dei loro esorbitanti stipendi.
La loro presenza in Parlamento dovrebbe essere per noi garanzia di serietà, abnegazione, rispetto del lavoro di tutti i cittadini.
Assistiamo invece ad un menefreghismo intollerabile, al sistematico calpestare la dignità altrui, come se del loro lavoro non dovessero dar conto a nessuno.
Certo, si potrebbe non rivotarli, ma il meccanismo con cui si è tutelata la nostra classe politica parlamentare è, a dir poco, machiavellico. Sono diventati arroganti, autoreferenziali: in qualsiasi contesto, sia esso convegno o salotto, la persona in genere che dimostra di conoscere appena o addirittura niente, la società intorno, è proprio il politico parlamentare di turno.
E’ come se vivessero in un altro mondo.
Ed è davvero un altro mondo.
E’ un luogo in cui non si aspetta l’autobus perché hai sempre qualcuno che ti accompagna, un luogo in cui non fai code per le analisi del sangue, per ritirare una misera pensione, per la spesa al supermercato, per un versamento in banca, per la prenotazione di una visita medica, per una verifica dei tuoi dati fiscali o previdenziali.
E’ un luogo in cui non hai controlli sull’entrata e uscita dal lavoro, in cui non devi trafelarti per prendere l’ultima coincidenza disponibile o per parcheggiare senza consumare un serbatoio intero in cerca di un posto.
E’ un luogo ben arieggiato, non come i treni dei pendolari che assomigliano sempre di più a carri bestiame e che continuano a essere soppressi per non darci l’illusione di sentirci dei privilegiati.
E’ un luogo in cui non devi dire grazie a un medico che ti ha visitato dopo lunghi mesi di attesa.
E’ un luogo magico, un “non luogo”, in cui i nuovi arrivati non devono nemmeno fare molta gavetta e fanno di tutto a loro insaputa ma con i soldi nostri, un luogo in cui i vecchi arrivati non mollano i privilegi acquisiti nemmeno se il Paese sta morendo.
E’ un luogo di egoisti, dove non c’è più il rispetto per l’esistenza altrui, per i diritti altrui, per la fame altrui.
E’ un luogo anche di persone perbene, certo, ma stanno diventando così difficili da trovare, che ci conviene chiamare direttamente “Chi l’ha visto”.
Forse, con la Sciarelli, avremo un po’ più di fortuna.
Cristina De Rossi
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