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Umberto Maganzini e il futurismo

14/06/2012
Umberto Maganzini e il futurismo Lui, nei biglietti da visita, si presentava come "Umberto Maganzini Trilluci Intuista - Futurista". Dal 23 giugno al 2 settembre, in occasione del ritrovamento di più di 1000 suoi disegni inediti, il MAG (Museo Alto Garda), nelle sedi di Palazzo dei Panni a Arco e della Rocca a Riva del Garda, propone una rivisitazione dell'opera di Maganzini (nato a Riva del Garda nel 1894 e morto a Firenze nel 1965), con una particolare attenzione alla scomposizione futurista e alla successiva rappresentazione figurativa del reale.

Dopo l'importante mostra monografica tenutasi nel 1986 nelle sale della Rocca di Riva del Garda, il progetto Umberto Maganzini e il futurismo illustra nei due spazi espositivi del Museo Alto Garda il percorso dell'artista rivano prendendo in considerazione i momenti più importanti della sua attività: dall'esperienza futurista alla ritrovata rappresentazione del reale che dagli anni Trenta caratterizza il suo lavoro.

Dagli studi per le scomposizioni e per le forme astratte, le sintesi teatrali e le tavole parolibere, realizzati tra gli anni Dieci e Venti con lo pseudonimo Trilluci, è nel decennio successivo che l'artista, elaborando gli insegnamenti delle avanguardie storiche, ritorna alla figurazione. Figure e paesaggi, eseguiti con la tecnica dell'acquerello, rappresentano preziose testimonianze della cultura italiana di quegli anni.

Una ventina tra disegni e sculture di artisti futuristi come Giacomo Balla, Mino Rosso, Gino Severini e Umberto Boccioni, che provengono da collezioni pubbliche e private italiane e straniere, permettono di approfondire l'adesione di Umberto Maganzini alla ricerca plastico-dinamica degli elementi compositivi contestualizzando il suo lavoro in una dimensione di ricerca nazionale.

La mostra è corredata da un catalogo trilingue (italiano, inglese, tedesco), curato da Giovanna Nicoletti con testi di Roberta Cremoncini, Giovanna Nicoletti, Luigi Sansone e Alberto Maganzini che raccoglie una ampia selezione dell'opera di Umberto Maganzini (più di duecento disegni) e i lavori degli artisti futuristi insieme ad un percorso critico che indaga una delle maggiori poetiche del Novecento.

UMBERTO MAGANZINI (Riva del Garda, 1894 - Firenze, 1965)

Umberto Maganzini nasce a Riva del Garda, in provincia di Trento, il 9 dicembre 1894, da Leopoldo ed Elmira Zaniboni. Nel 1910 la famiglia si trasferisce a Rovereto, dove frequenta la Scuola Reale Elisabettina. Ha come insegnanti Luigi Comel e Luigi Ratini. Nel 1913 conosce Fortunato Depero. L'anno seguente, dopo il diploma, è a Roma. Iscritto inizialmente alla Facoltà di Ingegneria, ben presto l'entusiasmo contagioso di Depero lo spinge a seguire strade diverse. Si trasferisce all'Accademia di Belle Arti per compiacere i genitori. Espone con Depero nel 1916 e lo stesso anno Umberto Boccioni visita il suo studio incoraggiando la sua ricerca sulla "plastica moderna". Tra il 1915 e il 1917 Umberto Maganzini, assunto lo pseudonimo di Trilluci, si sposta tra Roma e Firenze, dove viene in contatto con gli artisti dell' "Italia Futurista". Sulla rivista pubblica due sintesi teatrali e alcune tavole parolibere. Nel 1918 parte volontario con il nome di Ezio Forti nel Reggimento Alpini. Dopo un breve periodo ritorna a Firenze e, in seguito, a Roma per iscriversi alla Facoltà di Matematica. Tra il 1921 e il 1922 partecipa alla Mostra Collettiva Futurista a Praga, Berlino, Düsseldorf. Del 1930 è la prima mostra personale alla Casa d'Arte Bragaglia a Roma. Frequenta gli esponenti della cultura italiana di questo momento: Mario Rivosecchi, Mario La Cava, Ernesto Bonaiuti e Valerio Mariani. Alla fine degli anni trenta lavora come assistente di Socrate al Liceo Artistico di Roma. Nel 1942 è di nuovo in guerra come volontario. Nel 1949 partecipa alla Quadriennale romana.

Dopo alcuni mesi di malattia, muore a Firenze il 17 luglio 1965.

Info:

MAG - Museo Alto Garda Piazza Cesare Battisti, 3 38066 Riva del Garda Trento

0464 573869 www.museoaltogarda.it

nella foto: Maschera, acquerello di Umberto Maganzini

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