Prezzi: record granoturco; in Italia persi migliaia di ettari
19/07/2012
La siccità che ha colpito il nord Italia ha provocato la perdita di decine di migliaia di ettari coltivati a granoturco anche in Italia. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i nuovi record storici dei prezzi del granturco e dei semi di soia a causa della peggiore siccita' che ha colpito gli Usa negli ultimi 50 anni. L’ aumento dei prezzi è giustificato sul piano congiunturale – sottolinea la Coldiretti - dal clima che ha colpito con il caldo e la siccità la “Corn Belt” nel Midwest degli Stati Uniti mentre in Italia - precisa la Coldiretti - centinaia di migliaia di ettari di mais non saranno raccolti. In realtà a pesare – sostiene la Coldiretti - sono anche i cambiamenti strutturali come ha evidenziato - precisa la Coldiretti - l’ultimo rapporto Ocse-Fao secondo il quale la produzione agricola deve crescere del 60 per cento nei prossimi 40 anni per far fronte all’aumento della domanda della maggiore popolazione mondiale, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in paesi come la Cina che spinge al maggiore consumo di carne e quindi di mangime per gli allevamenti. Soia e mais - spiega la Coldiretti - sono infatti gli ingredienti di base per l’alimentazione degli animali negli allevamenti per la produzione di carne e latte sui quali i rincari sono destinati ad avere effetto. Una prospettiva che - sostiene la Coldiretti - conferma l’importanza che l’Italia difenda il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile in una situazione in cui già adesso circa la metà dei prodotti alimentari sono importati, a cominciare da grano e soia. Non è un caso che si assista nel mondo alla corsa all’accaparramento delle materie prime agricole con pesanti investimenti nell’acquisto di terreni da parte di investitori istituzionali a partire dalla Cina e dai Paesi Arabi per garantirsi l’approvvigionamento alimentare. Un nuovo colonialismo che - conclude la Coldiretti - ha portato ad essere oggetto di negoziazione nel mondo dai 50 agli 80 milioni di ettari, di cui oltre i due terzi nell'Africa sub sahariana, laddove Etiopia, Mozambico e Sudan hanno concesso le quantità di superficie più rilevanti.
(Fonte: Coldiretti)
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