Contro le future siccità serve stoccare le acque
“La bacinizzazione richiede l’apporto professionale di numerosi attori della filiera produttiva, perché molteplici sono le problematiche da affrontare: dove trattenere l’acqua, come derivarla sino alle aziende agricole e con che costi, quali impatti paesaggistici derivano da allagamenti programmati del territorio, quali indennità per i proprietari e così via. Iniziamo a parlarne per non trovarci, come quest’anno, sempre in ritardo.” A chiederlo è il rodigino, Gianluca Carraro, Presidente della Federazione degli Ordini dei Dottori Agronomi e Forestali del Veneto.
I problemi di siccità, che le colture agrarie venete più rappresentative (mais , soia, barbabietola) stanno patendo, sono purtroppo noti; si concretizzeranno con cali di resa che, nelle peggiori situazioni, arriveranno a rendere antieconomica la raccolta.
Meno note, invece, sono alcune considerazioni di carattere quantitativo sul deficit d’acqua.
“Prendiamo ad esempio il mais – prosegue Carraro – Nelle campagne rodigine, padovane, veneziane, mediamente la necessità idrica stagionale della coltura è di circa 300 millimetri, vale a dire 3.000 metri cubi ad ettaro o, in altri termini ancora, 300 litri a metro quadro; di questo fabbisogno, l’apporto naturale delle piogge copre normalmente almeno il 70%. Nel corso di quest’anno, a parte qualche pioggia in aprile che ha apportato da 50 a 80 millimetri d’acqua, non si sono registrati eventi pluviali apprezzabili; oltre a ciò, le temperature si sono mantenute su valori superiori alla media sin dai momenti precedenti la fioritura, che per il mais è una fase di elevata sensibilità. Il deficit idrico maidicolo è dunque stimabile in circa 250 millimetri, cioè 250 litri a metro quadro. Con lo stesso approccio procedurale, il deficit idrico per la soia è stimabile in 180 millimetri e per la barbabietola in 150 millimetri. A questo punto è facile calcolare i fabbisogni idrici complessivi, conoscendo le superfici coltivate!”
Questi dati, che l’organismo pagatore regionale AVEPA possiede certamente, servirebbero a programmare, ovviamente con ulteriori approfondimenti, le quantità di acqua da trattenere con la “bacinizzazione” delle acque, che da monte defluiscono verso il mare.
Ma c’è acqua a sufficienza?
“Basta pensare – aggiunge Carraro – che, per soddisfare il fabbisogno dei circa 60.000 ettari del comprensorio maidicolo rodigino in un’annata come quella attuale, in cui si sarebbero dovuti apportare 250 litri di acqua irrigua al metro quadro, sarebbe stata necessaria la portata del fiume Po, stimata in 1.200 metri cubi al secondo, per 35 ore! Da considerazioni come questa – conclude il Presidente di agronomi e forestali veneti - scaturisce la necessità di programmare come affrontare questi problemi, che hanno notevoli impatti di carattere economico, ma ancora da valutare compiutamente: dalla mancanza di prodotto nazionale all’ importazione di prodotto estero non sempre idoneo dal punto di vista sanitario fino all’incremento dei prezzi per il consumatore.”
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