Vodo di Cadore: la vera “farm ville” del Nord Est
Le storie si intrecciano come la rete delle produzioni tipiche che grazie alla concentrazione delle loro fattorie danno la reale presenza di un ipermercato all’aria aperta.
Il punto centrale è l'azienda dei fratelli Talamini, due ragazzotti che hanno smesso la tuta da operaio, dà lavoro ad una decina di persone. Hanno recuperato quasi cento ettari di superficie boschiva e allevano bovini, suini per produrre non solo carne e insaccati ma anche latticini, formaggi ricotte. Hanno abbinato anche l’ attività agrituristica condotta dal più piccolo Matteo che ha appena ventanni.
Poco distante Oscar Colussi lasciato un lavoro in fabbrica per la crisi ha potuto dedicarsi alla sua vera passione: l’allevamento avicolo e cunicolo che vende poi nello spaccio aziendale o ai mercati agricoli della vallata.
Alessandro Michieli che risiede in una frazione vicina ha invece deciso di produrre un cavolo cappuccio autoctono detto "Capus de Vinigo" e non solo, raccoglie insalata patate fagioli rape cipolle e piccoli frutti. Punta ad laboratorio di lavorazione – amministrazione permettendo. Tra loro anche una “lei” dal pollice verde che ha rilevato un’attività florovivaistica. Si chiama Lisa Vettore e di piante e fiori cresciuti in serra rifornisce terrazzi e davanzali per farli talmente colorati da far invidia a quelli trentini.
E’ la conferma che il settore primario ha molto appeal – spiega Coldiretti - e le migliori performance sono proprio nel bellunese dove dal 2008 al 2012 si sono “laureati” 175 nuovi agricoltori, pari all’11% del totale veneto. Una mutazione anticrisi: il Cadore, il Comelico e la Val Zoldana possono contare oggi su numerose espressioni giovanili del fare impresa. Se il più eclatante è il fenomeno del ritorno alla pastorizia esercitata anche come attività unica, nel cui ambito viene riscoperta addirittura filatura della lana, non manca la coltivazione dell’orzo per servire la birra a chilometro zero, la raccolta di piccoli frutti come il sambuco che diventano in loco gustosi succhi, la cura delle distese di piante officinali per le erboristerie di campagna, l’ ecoturismo con slitte trainate da cani o cavalli, e la gestione di cantine con vini autoctoni delle Dolomiti. “Oltre a coloro che hanno potuto utilizzare i finanziamenti del Programma di Sviluppo Agricolo che, è bene specificare, per ogni euro ricevuto ne devono sborsare almeno un altro di tasca propria – spiega Coldiretti – gli altri, ovvero gli esclusi dai benefici europei, non si fermano e investono direttamente i loro risparmi” con la conseguenza che anche il paesaggio ne beneficia tanto che Coldiretti insiste perché proprio a loro vada la gestione dei pascoli abbandonati per renderli ancora fertili come un tempo.
(Fonte: Coldiretti)