E’ come un viaggio, un grande viaggio quello che Roberto Vian propone invitandoci ad entrare nelle sue opere. Un viaggio prima di tutto tecnico. Nell’impatto con uno stile che non si risparmia le sperimentazioni più diverse con materie anche apparentemente estranee. Materie che diventano “la” materia, tormentata ed inesauribile testimone della ricerca. Una materia, verrebbe da dire, che cerca di autogestire riordinandola la complessità delle fonti di inspirazione, che appaiono a loro volta diverse, multiple, perfino contraddittorie, se non si rifacessero all’inquietudine esistenziale di Vian. Che prova stilisticamente, caso per caso, a risolvere l’implosione emozionale che, partendo dalla stesse sede del pensiero, lo condiziona in modo non palese ma insinuante. E lui crede che arrendendosi alla tecnica, sia possibile risolvere, esorcizzare, gli impulsi, le sensazioni, le emozioni. E invece non solo non le risolve, ma trasmette le medesime inquietudini allo spettatore, che più che trovare un accesso forzosamente privilegiato in quelle del pittore, sente scattare dentro di se, se non i medesimi interrogativi, quanto meno uno stato di disagio. Si accorge, insomma, di star di fronte alla mappatura di un “terreno” (land?) brullo, frastagliato, dall’apparenza ostile, ma che in alto alla fine, offre se non soluzioni, la possibilità di intravedere l’azzurro di un cielo sereno. Ottimismo? Non ne sono sicuro. Non almeno conscio. Ma si sa, soprattutto nella creazione, è proprio l’inconscio quello che vale, quello che malgrado tutta la più buona volontà, volente o nolente che sia, uno non può far a meno di far trapelare.

Carlo Montanaro

Mostra di Roberto Vian

Art Gallery “ Il Dictynneion"

San Polo 911/a (campiello del sole S. Silvestro)

dal 3 al 16 agosto