Al via la sanatoria per gli immigrati irregolari
Stima per regione. Oltre il 30% potrebbe essere regolarizzato in Lombardia e il 14%, rispettivamente, in Emilia Romagna e in Veneto, con poco più di 53 mila procedure di emersione. Seguono Lazio (7,3%), Toscana (6,2%), Campania (5,6%) e Piemonte (5%).
Stima per settore di attività. Dei 380 mila soggetti, 111 mila (quasi un 30%) emergerà da una situazione di irregolarità dal settore dei servizi alle persone, in special modo per quanto riguarda il lavoro domestico, inteso come colf e badanti. Il 21,9% (pari a 83mila unità) verrà regolarizzato nel settore della manifattura e il 12,4% (47mila individui) nell’edilizia. La rimanente parte si ipotizza possa essere redistribuita tra commercio (10,6%), servizi alle imprese (11,0%), alberghi e ristorazione (9,9%) e infine agricoltura (4,9%).
“La stima di 380 mila lavoratori” precisano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “corrisponde alla potenziale platea da regolarizzare, ma è ipotizzabile, proprio per le caratteristiche di questa sanatoria, che la cifra possa essere inferiore. Il costo dell’emersione infatti (che prevede, oltre al contributo di 1.000€ per ciascun lavoratore, anche il pagamento delle somme dovute dal datore di lavoro a titolo retributivo, contributivo e fiscale per almeno sei mesi) potrebbe costituire un forte deterrente per i datori di lavoro (aziende e famiglie) che, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, dovrebbero sborsare cifre piuttosto ingenti per regolarizzare la propria manodopera extracomunitaria. Per ovviare a tale onere, non è da escludere il ricorso ad un “compromesso” tra le parti, che vede il lavoratore extracomunitario contribuire a parte delle spese della regolarizzazione. Proprio per i costi elevati che tale procedura prevede, è possibile che la richiesta di emersione avvenga in un settore diverso da quello in cui l’immigrato è effettivamente occupato: regolarizzare, infatti, una colf o badante è nettamente meno oneroso di quanto possa esserlo un altro lavoratore, con il rischio che tale sanatoria riguardi ancora quasi esclusivamente l’emersione del lavoro domestico”.
Fonte: Fondazione Leone Moressa
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