UE: promuovere la cooperazione scientifica internazionale
Nonostante rappresenti soltanto il 7% della popolazione mondiale, l'Unione europea ha un ruolo di primo piano per quanto riguarda ricerca e innovazione: genera così il 24% della spesa globale in materia di ricerca, il 32% delle pubblicazioni a forte impatto e il 32% delle domande di brevetto.
Tuttavia, di fronte alle sfide globali e un settore in rapida evoluzione, l'Unione europea deve continuare ad incoraggiare l'eccellenza del settore. La competizione si fa sempre più forte: ad esempio, tra il 2000 e il 2009, le spese dei paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) destinate a ricerca e innovazione sono raddoppiate. Inoltre, questioni che riguardano cambiamenti climatici, sicurezza alimentare o lotta alle malattie implicano uno sforzo di ricerca più coordinato a livello internazionale.
Per garantire la piena apertura alla partecipazione internazionale e promuovere la competitività industriale, la nuova strategia sarà attuata a partire dal 2014 principalmente attraverso Orizzonte 2020, il programma di finanziamento dell’Unione europea per la ricerca e l’innovazione. Oltre ad esso, alcune azioni mirate con partner e regioni chiave si concentreranno sulle sfide sociali e sulle tecnologie abilitanti e industriali.
A questo proposito, Máire Geoghegan-Quinn, Commissaria europea per la ricerca, l’innovazione e la scienza, ha dichiarato: “In materia di ricerca e innovazione non sono plausibili iniziative individuali. È fondamentale che l’Europa si rivolga ai partner internazionali per avere accesso a nuove fonti di conoscenza e per affrontare le sfide globali. Il programma Orizzonte 2020, come i suoi predecessori, sarà aperto alla partecipazione di ricercatori provenienti da tutto il mondo. L’apertura garantisce una positiva cooperazione reciproca con i partner internazionali di punta, presta assistenza ai paesi in via di sviluppo e contribuisce all’accesso dell’Europa a mercati nuovi ed emergenti.”
La nuova strategia seguirà un duplice approccio: ricercatori europei saranno liberi di collaborare con i propri omologhi dei paesi terzi su tematiche di loro scelta. Questo sarà integrato da attività mirate su temi particolari che necessiteranno la collaborazione di partner ben individuati. La strategia promuoverà inoltre l'omogeneizzazione di principi come l’integrità della ricerca, la sensibilizzazione alle tematiche di genere e il libero accesso, al fine di garantire ai ricercatori condizioni di parità nella cooperazione internazionale. La strategia intende inoltre accrescere il ruolo della ricerca e dell’innovazione nella politica esterna dell’UE.
Un quinto dei progetti europei coinvolge già almeno un partner proveniente da paesi terzi. Ad esempio, attraverso il partenariato Europa–Paesi in via di sviluppo per gli studi clinici (EDCTP), Svizzera, Norvegia, 14 Stati Membri e 47 paesi subsahariani collaborano attualmente allo sviluppo di nuovi farmaci e vaccini per combattere AIDS, malaria e tubercolosi.
La partecipazione ai programmi di ricerca dell’UE è aperta ai ricercatori di tutto il mondo. Attualmente, il 6% dei partecipanti al Settimo Programma Quadro per la ricerca (7°PQ), che consolida lo spazio europeo di ricerca, proviene da paesi terzi. Inoltre, le azioni Marie Skłodowska-Curie, che finanziano la mobilità e la formazione dei ricercatori, sostengono partecipanti provenienti da ottanta paesi diversi.
Per quanto riguarda il Consiglio europeo della ricerca, esso finanzia ricercatori da tutto il mondo che si dedicano a progetti di punta in Europa, e ha avviato una campagna per attirare più partecipanti da paesi terzi. Infine, il Centro Comune di Ricerca (CCR), servizio scientifico interno della Commissione, mantiene stretti contatti con organizzazioni di ricerca da tutto il mondo.
(Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea)
nella foto: Máire Geoghegan-Quinn, Commissaria europea per la ricerca, l’innovazione e la scienza