“Il verbo degli invisibili”
Il CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati) getisce il progetto VI.TO. (Accoglienza e Cura delle Vittime di Tortura) dal 1996 ed è cofinanziato dalla Commissione Europea e dal Fondo Volontario delle Nazioni Unite per le Vittime di Tortura.
Il laboratorio del CIR di Roma è un’attività di vera e propria riabilitazione psico-sociale, è un mezzo che diventa punto di ritrovo, spazio di incontro fra uomini e donne per lavorare su uomini e donne, che, anche se molto differenti nella cultura e nella proveninza geografica, condividono storie personali molto simil, segnate da un dolore recente e dalla scelta obbligata della fuga. Nel quadro del progetto, sono previste anche delle borse-lavoro legate alla frequenza, che consentono l’introduzione di un supporto economico al di fuori di una logica strettamente assistenzialistica. Nello specifico, l’esperienza teatrale è concepita come strumento di elaborazione psicologica che si basa sul coinvolgimento del gruppo di lavoro, non soltanto nella recitazione, ma anche nella preparazione scenica e delle musiche.
Lo spettacolo di sabato 7 è stato ideato a partire da un antico poema Sufi che racconta: “Un giorno uccelli di tutte le specie si riunirono in un congresso, il motivo era la crescente preoccupazione per i problemi sostanziali che li opprimevano. Arrivarono insieme a capire che la risposta alle loro preoccupazioni si trovava in un luogo lontano chiamato Simurg, si avviarono quindi alla sua ricerca in un lungo viaggio. Molti di loro morirono nell’intento, alcuni si smarrirono e altri invece rinunciarono. Quei pochi che arrivarono sorvolando il posto dove si trovava il Simurg, che era una laguna in cima a una montagna, riflettendosi nelle acque videro nient’altro che loro stessi”.
“Tutti noi abbiamo intrapreso un lungo viaggio prima di incontrarci – spiegano i coordinatori del laboratorio - e il teatro, fatto di illusioni e di implacabile realtà, il teatro che da sempre appartiene al tempo in cui si crea e al suo contesto, nel percorso ci ha messi di fronte ad una realtà in agguato. L’attesa può essere rispetto al viaggio il suo perfetto antipode, oppure il suo destino. Per i nostri “attori” l’attesa è diventata una condizione di vita: un richiedente asilo deve attendere un anno per un appuntamento con la commissione che determinerà il suo futuro e nel limbo di un tempo che non gli appartiene deve attendere per ogni cosa, banale, vitale e quotidiana. ‘Aspettando Godot’ di Samuel Beckett ci ha offerto il corpo e la testa di quest’attesa”.
La Biennale si propone di portare in scena le emozioni di chi sta lottando per superare le proprie difficoltà psicologiche e ricondurle all’interno di uno spettacolo che nulla lascia trasparire se non l’evento artistico e drammaturgico. In particolare, quest’anno, l’attenzione è stata concentrata sulle vittime del disturbo post-traumatico da stress.
Promossa dall’Azienda ULSS 16 e dall’Azienda Ospedaliera di Padova in collaborazione con il TPR-CUT (Teatro Popolare di Ricerca – Centro Universitario Teatrale di Padova), la Biennale vede il patrocinio e il contributo del Comune di Padova, della Provincia di Padova e della Regione Veneto, e il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e del Centro Servizio per il Volontariato di Padova.
Il festival prosegue fino al 12 ottobre e vede la partecipazione di compagnie provenienti dall’Italia e dall’estero.Per conoscere il programma: www.biennaleteatropsichiatria.it
Per informazioni: 2° Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, Azienda Ospedaliera di Padova - tel. 049/8213800-1 fax 0498213797 – e-mail: festivalteatroepsichiatria@yahoo.it - sito: www.biennaleteatropsichiatria.it
Biglietti: Per tutti gli spettacoli del Festival biglietto unico €5.
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