Causa crisi, un nuovo disoccupato su tre è straniero
La disoccupazione per regioni. La crisi ha fatto aumentare il livello della disoccupazione maggiormente tra la popolazione straniera rispetto a quella italiana. Nel 2011, il tasso di disoccupazione straniero mostra valori più elevati al Nord (17,4% in Piemonte e Val d’Aosta, 11,5% in Lombardia) rispetto alle aree meridionali ( 8,1% in Campania, 9,4 in Calabria). Dall’inizio della crisi ad oggi, i nuovi disoccupati stranieri sono 148 mila e rappresentano un terzo della nuova disoccupazione in Italia. Incidenze più elevate dei disoccupati stranieri si rilevano in Liguria (88,2%), Sicilia (62,2%) e Umbria (55,5%).
Gli occupati per nazionalità. I rumeni sono i primi occupati in termini di numerosità tra gli stranieri con 561 mila lavoratori che costituiscono il 24,9% della popolazione straniera occupata complessivamente. Al secondo posto si collocano gli albanesi (10,3%) i marocchini (6,5%) e gli ucraini (5,9%).
Le professioni per sesso. Gli stranieri sono generalmente occupati in mansioni umili, come dimostra il fatto che più della metà degli uomini (54,0%) e oltre i tre quarti delle donne (77,5%) ricoprono mansioni dalla bassa qualifica. Tra gli uomini, le professioni più diffuse sono legate all’ambito delle costruzioni (15,7%), quindi muratori, carpentieri e ponteggiatori, a seguire facchini, magazzinieri e addetti alle consegne (5,4%) e esercenti o addetti nelle attività di ristorazione (5,3%). La metà delle donne è impegnata in lavori di cura o di assistenza, di cui il 30,6% non richiede nessuna qualifica. L’8,2% delle donne è occupato come esercente o addetto alle attività di ristorazione e il 7,2% nelle pulizie come personale non qualificato.
Le professioni per nazionalità. In generale gli stranieri provenienti da alcuni Paesi dell’est Europa (come rumeni, albanesi) sono occupati in mansioni legate in prevalenza al settore delle costruzioni, mentre altri cittadini dell’Europa nord orientale (come ucraini, moldavi, polacchi) mostrano delle specializzazioni maggiori nei settori dei servizi alla persona e domiciliari, siano esse professioni qualificate e non. Anche per filippini, indiani o per alcuni stranieri provenienti dall’America Latina (come peruviani o ecuadoregni) l’assistenza alla persona è la professione più ricoperta.
Se si osserva per ciascuna etnia la concentrazione per le prime 3 professioni più ricoperte, si scopre come vi siano delle vere e proprie specializzazioni professionali: per gli ucraini o per i filippini, rispettivamente, il 68,0% e il 77,4% di tutti i lavoratori di quelle nazionalità sono concentrati nelle prime 3 professioni che, in questo caso, consistono nei servizi domestici o alla persona: addirittura il 63,4% degli occupati filippini ricopre una professione non qualificata nei servizi domestici.
“I dati sulla disoccupazione e soprattutto gli andamenti dal 2008 al 2011 mostrano come la crisi abbia ingrossato anche le fila dei disoccupati stranieri. Il peso che gli immigrati hanno tra i nuovi disoccupati risulta consistente al di là delle differenze regionali. Gli stranieri che riescono a fronteggiare la crisi, lo fanno in virtù delle nicchie professionali in cui ormai sembrano essersi stabilizzati e su cui si concentrano in base a genere e nazionalità. Gli stranieri soddisfano, infatti, sia la domanda di lavoro a cui ancora pochi italiani rispondono, sia le esigenze delle famiglie italiane che non trovano nel welfare adeguati servizi di cura e di assistenza alla persona”
Fonte: Fondazione Leone Moressa)
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