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Cultura e professioni creative: nuova strategia per crescita

30/09/2012
Cultura e professioni creative: nuova strategia per crescitaIl 26 Settembre, la Commissione europea ha presentato una strategia finalizzata a esprimere pienamente il potenziale dei settori della cultura e delle professioni creative dell'UE per stimolare occupazione e crescita.

Questi due settori, che producono fino al 4,5% del PIL e impiegano 8,5 milioni di persone nell'Unione europea, comprendono imprese ed altre organizzazioni che operano ad esempio nell'ambito dell'architettura, dell'artigianato artistico, del design, dei festival o della musica, del cinema e della televisione, delle arti dello spettacolo e visive ma anche degli archivi e biblioteche, o infine dell'editoria e della radio.

Tuttavia, il mondo della cultura e delle professioni creative si trova a fronteggiare sfide importanti dovute al passaggio al digitale e alla globalizzazione, oltre che alla grande frammentazione culturale e linguistica dei mercati. Infine, un'altra difficoltà maggiore rimane quella dell'accesso ai finanziamenti.

"Oltre ad essere essenziali per la diversità culturale, i settori della cultura e delle professioni creative contribuiscono in Europa in modo significativo allo sviluppo sociale ed economico degli Stati membri e delle regioni. Gli investimenti strategici in questi settori a livello locale e regionale hanno spesso prodotto risultati spettacolari, come ben testimoniano gli esempi di numerose capitali europee della cultura. Essi determinano anche considerevoli ricadute positive su altri settori e valorizzano l'immagine di un'Europa dinamica, attraente, creativa e aperta a culture e talenti di tutto il mondo", ha dichiarato Androulla Vassiliou, commissaria europea per l'istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù.

Secondo studi indipendenti, le imprese i cui investimenti in progetti creativi raggiungono il doppio del valore medio hanno il 25% di probabilità in più di realizzare innovazioni a livello di prodotti. Altre ricadute positive si hanno sul turismo, sulla moda, sull'industria dei beni di lusso e sull'industria manifatturiera tradizionale.

La nuova strategia della Commissione mira ad accrescere concorrenzialità e potenziale di esportazione di questi settori e a massimizzarne le ricadute positive per altri settori quali innovazione, TIC e risanamento urbano. Per promuovere condizioni che consentano all'industria culturale e alle professioni creative di prosperare, la Commissione propone varie iniziative incentrate sullo sviluppo delle competenze, l'accesso ai finanziamenti e ai mercati internazionali, la promozione di nuovi modelli di business, l'estensione del pubblico, e il miglioramento dei collegamenti con altri settori.

Delineata in un documento intitolato "Promuovere la cultura e le professioni creative per la crescita e l'occupazione nell'UE", tale strategia prevede una serie di iniziative politiche e di modernizzazione del quadro normativo. La Commissione europea intende inoltre favorire la collaborazione reciproca a livello strategico, sia negli ambiti culturali, industriali ed economici, che nei campi dell'istruzione, del turismo, dello sviluppo urbano e regionale e della pianificazione territoriale. Infine, per aumentare il sostegno a questi settori, la Commissione desidera mobilitare degli finanziamenti UE mediante il programma da 1,8 miliardi di euro "Creative Europe", che copre il periodo 2014-2020, e grazie ai fondi della politica di coesione.

Secondo il rapporto 2010 sulla competitività europea e in base ad altre fonti, i settori della cultura e delle professioni creative incidono sul PIL per una quota compresa fra il 3,3% e il 4,5% e occupano tra 7 e 8,5 milioni di persone. I riscontri a livello europeo, nazionale, regionale e locale confermano l'importanza economica di tali settori, che hanno dimostrato di saper resistere abbastanza bene all'attuale crisi economica.

(Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea)

nella foto Androulla Vassiliou, commissaria europea per l'istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù

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