Italia sotto indagine per sospetti aiuti di Stato
E' assodato che lo Stato abbia concesso agevolazioni di natura fiscale e previdenziale alle imprese delle zone colpite da calamità naturali, giustificandole come misure a compensazione dei danni causati da terremoti, eruzioni vulcaniche ed alluvioni. Tuttavia, le riduzioni delle imposte e dei contributi previdenziali e assicurativi obbligatori non sono state notificate alla Commissione, come invece avrebbero dovuto essere in base al trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).
Bruxelles vuole dunque appurare la compatibilità di queste agevolazioni con le norme sugli aiuti di Stato: queste stabiliscono che gli aiuti pubblici destinati a ovviare ai danni causati dalle calamità naturali non debbano superare il costo del danno realmente subito. Ed è proprio qui che si nasce la volontà della Commissione di approfondire la questione.
Si teme, infatti, che non tutti i beneficiari degli aiuti siano imprese che siano legittimate a riceverli, o perché non hanno subito realmente un danno, o perché il danno non sia stato causato unicamente da un fenomeno naturale.
Nel caso in cui, terminata l’indagine approfondita, la Commissione stabilisca che le misure siano incompatibili con la normativa dell’Unione sugli aiuti di Stato, l’Italia avrà il compito di recuperare gli aiuti versati ai beneficiari. Per evitare che la situazione si aggravi ulteriormente, la Commissione ha ingiunto all’Italia di bloccare le misure fino a quando non ne avrà accertata definitivamente la compatibilità.
Tante imprese hanno beneficiato di tali agevolazioni, essendo molte i disastri per cui si sono potute chiedere: dai terremoti in Sicilia (1990), Umbria e Marche (1997), Molise e Puglia (2002), Abruzzi (2009), alle inondazioni del 1994 in Italia settentrionale.
La questione è resa ancor più delicata dal fatto che nel 2007, nel 2010 e nel 2012 la Corte di Cassazione ha stabilito che tutte le persone colpite dalle calamità naturali in Sicilia e in Italia settentrionale avessero diritto a un’agevolazione fiscale e previdenziale del 90%, anche se avevano già versato gli oneri. Centinaia di imprese hanno così chiesto il recupero degli importi debitamente versati, e i tribunali italiani si trovano ora a esaminare centinaia di richieste.
Sia ben chiaro che la Commissione, o meglio i Trattati di cui essa è la guardiana, non vietano gli aiuti in caso di calamità, ma non consentono che questi eccedano la misura del danno economico effettivamente subito. Ora comunque la palla passa all'Italia, la quale dovrà dimostrare che, pena l'onere di recupero e con tutte le conseguenze politiche ed economiche del caso, le agevolazioni non costituiscono aiuti di Stato illeciti.
(Fnte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea)
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